Il Cavaliere vota poi vola a Udine: "Motori accesi: si torna alle urne"

Il leader lancia la campagna per le Regionali. Va in scena il disgelo nei rapporti con l'Udc. Abbraccio con Casini: "Lavoriamo insieme"

Roma - Berlusconi arriva a Udine dopo una giornata lunga e faticosa. Sale sul palco per l'ultimo comizio prima delle elezioni per la Regione Friuli Venezia Giulia, previste domenica e lunedì, e lancia il solito messaggio: «O governo insieme o voto». La piazza applaude. Le urne si avvicinano tanto quanto l'ipotesi di Prodi al Colle. Il Cavaliere avverte i suoi: «State pronti e tenete il motore acceso perché potrebbe arrivare un'altra campagna elettorale nazionale e questa volta possiamo vincere, a giungo, sia alla Camera che al Senato. Siamo cresciuti di 4 punti e siamo avanti di 4 punti sugli avversari». Boato. Scherza su Milena Gabanelli: «Quella che vuole mandare tutti in galera. Con lei al Colle avremmo dovuto dipingere sulla bandiera un paio di manette». E su Grillo: «Mi ha definito salma ma sono resuscitato. Ma quelli sono dilettanti allo sbaraglio, il Paese non merita questo». C'è anche però una nota positiva: la riappacificazione con Casini, suggellata in un faccia a faccia alla Camera: «La sinistra può essere battuta stando insieme con l'Udc. E l'Udc sta con noi. Non dividiamoci più». La piazza applaude. Anche se nella folla c'è anche un gruppo di contestatori rumorosi: «Buffone, buffone». La piazza fischia e il Cavaliere ci scherza su: «Bella concezione della democrazia che avete. Non avete rispetto per gli avversari. Noi non abbiamo mai fatto cose del genere». La piazza risponde con: «Un presidente, c'è solo un presidente». E Berlusconi: «Siamo anche più intonati noi», Silvio sorride. In piazza c'è un clima da derby ma il Cavaliere va avanti nel suo comizio dopo una giornata infinita, iniziata con l'auspicio di sciogliere il rebus capo dello Stato.
Berlusconi arriva a Montecitorio qualche minuto dopo le 11. Vota alla terza chiama, passa a salutare i presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso e la sensazione è che qualcosa non stia andando per il verso giusto. Si sta ancora votando ma in Transatlantico dicono picche: Marini non ce la fa. Berlusconi scuote la testa: il Pd sta esplodendo.
Il Cavaliere viene quindi raggiunto da Casini che ha garantito l'appoggio convinto all'ex sindacalista. Tra Berlusconi e Casini, in campagna elettorale, erano volati gli schiaffi. Questa volta l'incontro però è cordiale; a tratti mieloso. Il leader dell'Udc rassicura il Cavaliere: «Lavoriamo insieme per un percorso condiviso: sia per il nome del presidente della Repubblica sia per il governo». Questa volta Berlusconi annuisce: «Sì Pier, solo che adesso sono un po' preoccupato. Temo che Marini non ce la faccia. Ed è chiaro che, così, il Paese è davvero ingovernabile». E poi, il calumet della pace: «Pier, mettiamo una pietra sul passato. Guardiamo al futuro». Dirà poi Casini: «Era da tre anni che non ci parlavamo così, comunque io con Berlusconi non ho mai avuto problemi personali.

Solo diversità di vedute politiche», assicura il leader udiccino che poi si intrattiene in un capannello assieme al fidato Rao e ai pidiellini Fitto, Verdini e Leone. Berlusconi, dopo aver abbracciato Casini, va verso la stanza del leader del Pd. «Solo un saluto», dirà il Cavaliere. Marini è naufragato. E forse pure la trattativa con Bersani.

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