Lerner, il missionario fazioso in crisi per l'assenza del Cav

Scrive su "Nigrizia" ed è attratto dai cattolici di sinistra. Così Gad difende gli ultimi ma poi vola in elicottero con De Benedetti. E ora il suo "Infedele", rimasto senza nemico, va a picco

Lerner, il missionario fazioso in crisi per l'assenza del Cav

Che Gad Lerner sia un giornalista impegnato e di successo è cosa nota ai più. Come volto televisivo (L'infedele su La7 verrà spostato in fascia serale per far posto a Corrado Formigli causa bassi ascolti) può piacere o no, sia per il ghigno involontario che per la partigianeria.

Infatti, rincresce dirlo, usa verso gli ospiti che vuole sfavorire modi bruschi e beffardi mutuati dal teatro di Bertold Brecht. Anche sulla carta stampata è intollerante. Ha una penna problematica che affronta solo temi impegnativi. Le soluzioni che offre sono radicali. In passato, ripeteva che Berlusconi era un despota e doveva sparire. Ora che è sparito, si dispera per i guasti del berlusconismo. Si intuisce che il semplice ritiro del Cav gli pare poco e che lo preferirebbe in galera.
Scrive su Repubblica, Vanity Fair e Nigrizia, mensile dei missionari Comboniani. Nonostante sia ebreo, Lerner ha in simpatia i cattolici, purché di sinistra. Già ammiratore del cardinale Martini, defunto presule di Milano, è legato oggi, per ragioni familiari, a don Virginio Colmegna, il don Ciotti meneghino. Sua moglie, Umberta, è infatti volontaria della Casa della Carità guidata da don Virginio. Anche politicamente, Gad è tutt'uno con i «cattolici adulti» a partire dall'inventore della locuzione, Romano Prodi. È stato suo portavoce, militante della Margherita e sostenitore nelle due primarie del Pd di Rosy Bindi e Dario Franceschini. Dei cristiani di sinistra condivide l'odio furente per l'avversario. Anni fa, sarebbe stato moroteo.

L'intima natura di Lerner non sta però nell'attività pubblica ma nei complessi intrecci della sua vita privata. Con ceppi ucraini, lituani, turchi e perfino siriani, Gad ha visto la luce cinquantotto anni fa a Beirut, da genitori sabra, Moshé e Revital, nati in Terrasanta prima che sorgesse Israele. A tre anni, Gad era a Milano, sperduto in un mondo nuovo. Fece il ginnasio al Parini, il liceo al Berchet, un anno fu respinto e frequentò le serali. A 19 anni - nel 1973 - entrò in Lotta Continua e, nel 1976, collaborando col quotidiano omonimo, debuttò nel giornalismo. Era, per così dire, un lottacontinuista moderato, contrario al terrorismo. Sciolta Lc, entrò nel giro della grande informazione. A metà degli anni Ottanta era all'Espresso, prima di fare il salto in tv, che ne moltiplicò la notorietà, diventare vicedirettore della Stampa tra il 1993 e il 1996 e invaghirsi, lui milanese, di Torino e del Piemonte. Nel Duemila fu direttore del Tg1, poi passò a La7 di cui da dieci anni è una colonna.

È curioso che Lerner, pur perfettamente integrato, sia rimasto apolide fino a trent'anni, costretto agli estenuanti rinnovi del soggiorno. Non è chiaro se abbia incontrato ostacoli per la cittadinanza o l'abbia volontariamente ritardata per meglio immedesimarsi nel dramma dell'immigrato. Quello di sperimentare sulla sua pelle è un masochismo che gli appartiene. Quando era all'Espresso per un'inchiesta sui barboni, si mescolò per giorni tra loro, vestito da mendicante. Tuttora, in difesa di zingari e altre minoranze, ripete che bisogna calarsi in quei panni prima di criticare.

Un giorno Gad dovette scegliere che tipo di italiano essere. Optò per il genere «azionista torinese», altero e benestante. Ossia un uomo di sinistra, di forte tempra morale, vestito di tweed. Negli anni di Torino, aveva frequentato Bobbio e Galante Garrone, ex del Partito d'Azione, con Agnelli era andato in elicottero, con De Benedetti in vacanza. Contrasse il gusto delle scelte compagnie. Per assecondarlo, acquistò una cascina a Odalengo Grande nel Monferrato a un tiro di schioppo dalle tenute di Inge Feltrinelli, Grande Stevens e altri borghesi di lignaggio. Lerner vive in cascina con la seconda moglie, la già citata Umberta, di ricca famiglia genovese, e i cinque figli: due di primo letto di Gad, uno della coppia, due di prime nozze di lei. È inoltre - ombra sciagurata sulla sua figura di giornalista - segretario della locale sezione Pd.

Da «azionista torinese», Lerner si infuriò per un'intervista a Bobbio del Foglio nel 1999. In essa, pungolato dal destro Pietrangelo Buttafuoco, il filosofo, ormai novantenne, confessò di avere per decenni nascosto opportunisticamente la militanza fascista e di vergognarsi di questa pusillanimità. Gad, su Repubblica, denunciò la «trappola» tesa al povero vecchio. Che fosse zelo militante o attacco di bile per lo scoop, sta di fatto che il «vecchio» lo smentì dicendo che aveva parlato in piena consapevolezza.

Lerner è un tipo malfidato, come temesse di perdere quanto ha raggiunto per tornare migrante. Forse, un doloroso atavismo. C'è chi lo giudica, vendicativo e vile. Walter Veltroni ha detto di lui: «Che sia cattivo non credo sia una novità, credo sia la sua prevalente natura». Lo stesso Gad, fine conoscitore di sé, ha messo le mani avanti definendosi ironicamente (nel blog) Bastardo, vuoi per le origini erratiche che per il carattere torbido. Ha sempre conti in sospeso. Un paio di anni fa scrisse un'autobiografia familiare, Scintille, feroce redde rationem con il padre Moshé. Lo trattò da millantatore egoista, sostanzialmente fallito che per poco non trascinava anche lui, Gad, nel baratro dei suoi insuccessi. Moshé, infuriato, citò il figlio per diffamazione. Un giudice di buon senso archiviò però la faccenda scaturita - scrisse - «da profondo dolore per un rapporto difficile».

Recensendo Scintille, Giuliano Ferrara che ha con Gad ha un rapporto di amore-odio ha scritto di lui: «Lo trovo opportunista, vile, corrivo, obliquo, venato di una certa infamia da primo della classe e delatore del vicino di banco, ma anche intelligente, colto, curioso, vitale...». Lerner ha verso Ferrara il complesso di chi è emerso a fatica e soffre per il successo rubicondo dell'altro. Tutto nacque una decina d'anni fa a Otto e mezzo, trasmissione in cui Gad fece da spalla a Giuliano. Lerner era spigoloso, Ferrara solare. Un duello continuo in cui la leggerezza ferrariana prevaleva costantemente sulla puntigliosità lerneriana, con effetti comici. Gad lasciò indispettito la trasmissione e tra loro si formò una ruggine. Da allora, consapevolmente o no, Lerner si comporta all'opposto di Ferrara, specie nell'ambito giudiziario: più Giuliano è garantista, più Gad si intravaglisce.

Implacabile con tutti, Lerner è tenero con sé e i suoi. Si tiene stretta l'amicizia con De Benedetti, nonostante una recente condanna tributaria dell'Ingegnere e la sua scelta di risiedere in Svizzera, noto paradiso fiscale. Fosse stato il Cav, ci avrebbe fatto dieci puntate dell'Infedele.

Così, come - desiderando Gad andare in Siria sulle tracce degli avi - ha cercato tramite Alix Van Buren, sua collega di Repubblica e amica del regime, di ottenere un permesso speciale dal tirannico Assad. L'ingresso gli è stato poi negato. Non toglie però che era pronto a genuflettersi per ottenere i favori dell'autocrate. Ah, i moralisti!

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