Roma - Chiusa la partita Imu, il Pdl prova a tornare a tessere la trama della trattativa per il rinvio della legge Severino alla Consulta. In vista del 9 settembre, quando la Giunta del Senato avvierà l'esame sull'ineleggibilità di Silvio Berlusconi, il «summit delle colombe» che va in scena a Palazzo Grazioli tenta di individuare possibili contromosse con cui scalfire il muro del Pd, affidando a Gianni Letta l'ultima mediazione sulla base del principio che «la legge non può essere uguale per tutti tranne uno». La linea non cambia: la legge Severino non può essere applicata al caso Berlusconi, perché così si violerebbe la Costituzione, ragionano a Palazzo Grazioli. Il presidente del Pdl continua a nutrire seri dubbi sulla reale volontà degli uomini di Via del Nazareno di uscire dal «riflesso condizionato dell'odio e del giustizialismo» e di aderire al cosiddetto Lodo Violante. E il derby sulla sua pelle scatenato da Enrico Letta e Matteo Renzi con una raffica di uscite a distanza sembra confermare i suoi dubbi.
«La decadenza di Berlusconi? La risposta è molto semplice: io penso che non credo ci siano molti margini, la separazione tra il piano politico e giudiziario è necessario» dice il presidente del Consiglio da Genova. «Se il governo si mettesse a occuparsi di altre questioni non farebbe il suo dovere. Il governo non ha nulla a che fare con le competenze della giunta. Chi crea connessioni improprie dovrà spiegare ai cittadini il senso di queste relazioni pericolose. Esiste una separazione tra la vita del governo, che è finalizzata a realizzare certi obiettivi, come ritrovare l'agibilità del campo, e queste questioni».
L'affondo di Enrico Letta fa scattare da lì a poco la risposta di Matteo Renzi, giocata su uno spartito assolutamente simile. «In qualsiasi paese civile, un leader che viene condannato in maniera definita va a casa lui senza aspettare che venga interdetto» dice il sindaco di Firenze, nel suo comizio alla festa democratica di Forlì. Un'uscita che per colui che fino a poco tempo fa sbandierava la sua diversità rispetto a quel Pd ripiegato sull'antiberlusconismo e desideroso di vincere a tavolino la partita elettorale rappresenta una sorta di ufficializzazione della discesa in campo per la segreteria.
Nel Pdl, comunque, si continua a guardare con interesse alla posizione di Luciano Violante che torna a propugnare l'opportunità di un supplemento di analisi sulla Severino da parte della Consulta. «Non mi sento sotto processo. Lunedì avrò un incontro con alcuni senatori per discutere sulla mia intervista. Noi dobbiamo avere la forza di parlare al nostro elettorato dicendo la verità: i diritti vanno garantiti a tutti».
L'incrocio sopravvivenza del governo-decadenza resta, comunque, stretto. E lo fa capire apertamente Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera.
«Se il Pd dovesse continuare a propugnare la tesi della retroattività della norma Monti-Severino, rendendo la legge uguale per tutti ma diversa per uno, legittimerebbe seri dubbi sulla possibilità di continuare un percorso di governo condiviso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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