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Letta frena sui tagli alle tasse per avere 10 miliardi dalla Ue

La strategia dell'esecutivo: deve convincere Bruxelles che non allenterà il rigore sui conti. È l'unico modo per sbloccare i fondi che finanzieranno le infrastrutture

Il presidente del Consiglio Enrico Letta a Palazzo Chigi
Il presidente del Consiglio Enrico Letta a Palazzo Chigi

Roma - La cautela del governo in materia di finanza pubblica è determinata dal calendario. Prima data. Il 29 maggio la Commissione europea dovrà stabilire se l'Italia riuscirà realmente a scendere sotto un deficit del 3% in rapporto al Pil. Secondo i documenti ufficiali, sarà al 2,9%. Ma la Commissione sospetta che il decreto di venerdì sull'Imu abbia - fra le righe - incrementato il deficit di qualche decimale, portandolo al 2,94-2,95%. E questa mattina la diplomazia economica italiana spiegherà a Bruxelles che l'indebitamento resta saldamente inchiodato sotto il 3%. In tal modo, come spiegato ieri dal ministro Enzo Moavero Milanesi in un'intervista ad Avvenire, l'Italia uscirà dalla procedura d'infrazione per deficit eccessivo e potrà sbloccare 5/7 miliardi di cofinanziamento per attivare fondi europei; così da attivarne almeno 10 per finanziare progetti infrastrutturali.

I tecnici della Commissione, però, già nei giorni scorsi, hanno espresso perplessità sul reale rispetto degli obbiettivi di bilancio. Soprattutto per quanto riguarda l'introduzione o meno dell'aumento dal 21 al 22% dell'aliquota Iva. È previsto che scatti il primo luglio, così da portare nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di gettito. Ed è proprio per rassicurare Bruxelles che il presidente del Consiglio ha detto che quell'aumento di aliquota ci sarà. Quei 2 miliardi corrispondono allo 0,15% del Pil. In altre parole, se oggi il governo dovesse dire che rinuncia a quel gettito (cancellando l'aumento di luglio), Bruxelles potrebbe immaginare - senza troppi sforzi - che il deficit di quest'anno non sarà fermo al 2,9%, ma prossimo al 3,1%. Oltre, quindi, il 3%; quindi, l'Italia non potrebbe uscire dalla procedura di deficit eccessivo.

E veniamo alla seconda data. È quella del 27 giugno. Per quel giorno è previsto a Bruxelles un Consiglio europeo. Nelle carte ha tutte le potenzialità per essere un consiglio in grado di gettare le basi per un nuovo approccio a favore della crescita; anche se la traduzione di queste intenzioni arriverà con il consiglio di ottobre (dopo le elezioni in Germania). A dicembre, l'Europa si interrogherà su quale destino dovrà avere la Sicurezza e Difesa continentale.
Enrico Letta vuole che il 27 giugno si mettano le basi per iniziative a sostegno della crescita. Ma queste basi passano attraverso una nuova interpretazione delle regole che sovraintendono il calcolo del deficit strutturale di ogni Paese. In parole povere, il deficit strutturale è l'indicatore a cui si arriva dopo aver sottratto dal deficit nominale una serie di voci condivise a livello europeo; la più «pesante» di tutte è l'andamento congiunturale. Un esempio per tutti. L'Italia quest'anno segnala un deficit nominale al 2,9% ed uno strutturale «0». E lo sconto è determinato in massima parte dalla circostanza che il Pil di quest'anno scenderà dell'1,5%.

Dal Consiglio europeo ci si attende che possano essere messe le basi per defalcare altre voci dal deficit nominale; magari quelle sugli investimenti in occupazione. In tal modo, l'indebitamento potrebbe aumentare senza che il deficit strutturale registri l'incremento. E rispettare il pareggio strutturale di bilancio (nel 2014 l'Italia lo mancherà dello 0,4% a causa della spesa per interessi determinata dal pagamento dei debiti della pubblica amministrazione). A favore di quest'impostazione sono la maggior parte dei Paesi, a partire dalla Francia, che ha un deficit nominale del 4% ed è ben lontana dall'azzeramento di quello strutturale. I nuovi sistemi di calcolo, però, potranno venire solo in autunno, dopo le elezioni tedesche.

È per queste ragioni che il governo è cauto negli annunci della propria politica economica. Bisogna rispettare le date del calendario italiano ed europeo. Per questo, oggi, non fa promesse sull'eliminazione dell'aumento dell'Iva e su come verrà superata l'Imu entro agosto.

Il valore dei risultati che possono essere raggiunti a Bruxelles vale qualche polemica interna.

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