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L'Imu è l'unico cric che risolleverà l'Italia

L'abrogazione è l'unico cric cge risolleverà l'Italia. Parte delle risorse ci sono già: il risparmio sui tassi dei titoli pubblici supera 2 miliardi. Il dietrofront metterebbe a rischio l’esecutivo

L'Imu è l'unico cric che risolleverà l'Italia

Il primo passo è libero, al secondo si è schiavi. Questa sentenza di Goethe nel Faust se la dovrebbe ricordare il premier Enrico Letta, che nel discorso di insediamento del suo governo ha dichiarato che la prima rata dell'Imu non si paga.

Lo ha scelto liberamente, ma ora è schiavo di questo primo passo, che ha fatto, per firmare l'accordo con il Pdl, ovvero Berlusconi, in realtà con l'economia sociale di mercato, in cui la prima casa è un bene fondamentale. E Letta ora non può tornare indietro e dire che a dicembre si paga oltre alla seconda rata anche la prima, sarebbe una perdita di credibilità di fronte al mondo intero.

Oramai si è legato e deve abrogare anche la seconda rata, perché al primo passo segue il secondo. E deve farlo, perché questa abrogazione fa bene agli italiani, aiuta non poco a far ripartire l'economia.

I proprietari di prima casa sono 19 milioni di famiglie cioè circa il 72% dei 24,5 milioni di famiglie italiane. Un patrimonio di oltre duemila miliardi di euro, poco meno della metà del patrimonio immobiliare delle famiglie italiane che, prima della stangata dell'Imu, era valutabile in cinquemila. L'abrogazione dell'Imu prima casa vale in tutto 4 miliardi. Ogni rata ne vale 2, lo 0,13% del Pil.

Uno studio per gli Usa di Lisa Dettling e Melissa Schettini Kearney del National bureau of economic research mostra che quando aumenta il valore della prima casa, le famiglie che le posseggono hanno un aumento del tasso di natalità. Cioè sono più sicure, aumentano i consumi e investono nel futuro. Mi pare che sia un messaggio che andrebbe attentamente meditato da quegli economisti e da quei ricchi signori di sinistra, che ritengono che abrogare l'Imu sulla prima casa sia un errore. Lasciando stare l'aspetto etico ed umano che non pare che a loro interessi e soprattutto che mi sembra stia in sommo disprezzo nella nostra sinistra ex comunista ed ex cattocomunista (che per altro è in stato confusionale) rilevo che se si toglie questa mini patrimoniale diffusa 19 milioni di famiglie avranno finalmente un messaggio di serenità. Non sono in grado di stimarlo in termini di propensione al consumo e di aumento della voglia di fare e operare. Ma nella teoria economica neoclassica c'è l'effetto di Pigou ovvero «effetto di ricchezza» secondo cui quando il patrimonio aumenta, accrescono i consumi. Aggiungo che togliendo questa tassazione non solo aumenta il valore delle prime case, che la loro tassazione ha depresso di più del suo ammontare, a causa del timore che si tratti solo dell'inizio.

Tolta l'Imu sulla prima casa aumenta anche il valore del patrimonio immobiliare, importantissimo parametro per le garanzie dei prestiti delle banche e della loro capacità di farli. E si può rimettere in moto, sia pure parzialmente, il mercato edilizio. Ma dove trovare i fondi? L'espansione monetaria del Giappone e degli Usa e il ribasso del tasso di interesse della Bce ha fatto scendere lo spread sui titoli pubblici. C'è un risparmio sui tassi di tali titoli che dovrebbe superare i due miliardi annui. Dunque almeno metà dell'Imu prima casa c'è già. Si tratta di reperire altri 2 miliardi per adempiere alla promessa, nella rata di dicembre.

La tesi che circola secondo cui, invece, occorre destinare ogni risorsa ad abbassare le imposte sui costi del lavoro è assurda. Non è vero che la disoccupazione si cura così. Con gli attuali costi del lavoro ai tempi della legge Biagi nel 2007 la disoccupazione era poco più del 6%, ora sta arrivando al 12%, perché la produttività è inadeguata e la domanda è bassa. Due miliardi per minori costi del lavoro servono solo a facilitare qualche rinnovo di contratto fra la Cgil e la Confindustria, continuando nell'economia corporativa. Per abbassare le tasse sul lavoro, bisogna prima crearlo. E ciò comporta che bisogna dosare le priorità, valutando quali sono le misure che costano di meno e hanno il maggior effetto sullo sviluppo. Dal governo di coalizione non si può pretendere una incisiva politica di privatizzazioni e deregolamentazioni.

Ma è ragionevole esigere i seguenti punti: onorare il patto per l'Imu prima casa, ripristinare la legge Biagi, far funzionare davvero il salario di produttività, esonerare da imposta le nuove assunzioni di giovani, cose concrete che, insieme, costano pochissimi soldi ma hanno un multiplo di efficacia.

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