L'Italicum parte Ma sono già decine i franchi tiratori

L'intesa Renzi-Berlusconi regge, però i mal di pancia trasversali aumentano

L'Italicum parte Ma sono già decine i franchi tiratori

Roma - Siglato l'accordo sull'Italicum bis tra Renzi e Berlusconi, il cammino della legge elettorale dovrebbe essere in discesa. Le intenzioni sono quelle di licenziare il provvedimento già domani o sabato ma non tutti i nodi sono sciolti. Quote rosa, salva-Lega, e malpancisti disseminati in tutti gli schieramenti potrebbero far slittare l'approvazione finale. C'è chi, nella maggioranza ma anche in Forza Italia, spulciando i tabulati delle votazioni, sottolinea l'andamento ballerino dei numeri e individua in circa una trentina i deputati «franchi tiratori». Lo scontro più aspro è sulla rappresentanza di genere visto che è stato accantonato l'emendamento che prevedeva non solo l'alternanza uomo-donna delle candidature ma anche l'obbligo di inserire le candidate anche come capilista. La protesta è bipartisan: alla proposta di modifica in questo senso presentata dalla piddina Roberta Agostini, hanno aderito subito anche le azzurre Prestigiacomo, Carfagna, Polverini, Biancofiore, Giammanco, Calabria, Savino e Castiello. Ma la lotta non è vinta, ottenendo soltanto il parere favorevole del governo allargato a Forza Italia. In aula si rischia grosso visto che i maschi, a Montecitorio, sono maggioranza e potrebbero bocciarla comunque. L'altro nodo è il cosiddetto emendamento «salva Lega», anch'esso accantonato ieri. La norma, proposta da Forza Italia, prevede che una quota di seggi vada a quei partiti che «abbiano presentato liste di candidati in non più di sette circoscrizioni e che abbiano ottenuto almeno l'8% dei voti validi (10% se non coalizzati, ndr) nel complesso delle circoscrizioni in cui hanno presentato liste»; e che siano presenti in circoscrizioni «che abbiano un numero di residenti pari almeno al 20% della popolazione nazionale». In pratica sarebbe sufficiente che il Carroccio si presentasse in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna e Marche e che non scenda sotto l'8%. Su entrambe le questioni si riunirà nuovamente il comitato dei nove della commissione Affari costituzionali per dare il proprio parere.

Maggioranza che al suo interno ha molti malpancisti. Una di questi è la bolzanina Michaela Biancofiore che ha messo il dito in un'altra piaga dell'Italicum: la legge prevede, per le sole Valle d'Aosta e Trentino Alto Adige, il «Mattarellum». «Questo è un “Iniquum Pastrocchium” - dice la fedelissima berlusconiana -. Io non posso votarla. Questa inspiegabile differenza risponde a logiche discriminatorie volute sotto dettatura della SVP, partito dello 0,40 per cento nazionale, da due noti parlamentari che hanno fatto del Trentino Alto Adige la propria aziendina personale. E sorprende che Renzi e tutto il Pd possano accettare una tale mutilazione del sistema Italia». Il dito è puntato contro i piddini Gianclaudio Bressa e Lorenzo Dellai che hanno congeniato questo sistema per far sì che - molto probabilmente - alla Svp (centrosinistra) vadano 8 dei 10 deputati che il Trentino Alto Adige manda a Roma.

Altro malpancista, questa volta renziano, è Roberto Giachetti; che da giorni ripete: «La riforma solo per la Camera non ha alcun senso». L'accordo di massima, comunque, regge. A voto segreto, infatti, sono stati bocciati gli emendamenti che miravano a innalzare la soglia per accedere al premio di maggioranza dal 37% al 40.

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