L'uomo è una statua da sportivo anni Trenta

L'uomo è una statua da sportivo anni Trenta

«Ho cercato un link tra l'idea stessa del corpo maschile e l'architettura razionalista» dice Massimiliano Giornetti poco prima di far sfilare la spettacolare collezione Uomo di Ferragamo per l'estate 2014. Gli rispondiamo che esiste già dal 1932, anno in cui fu inaugurato lo Stadio dei Marmi di Roma. In meno di venti minuti tocca pentirsi come al solito d'aver parlato perché la sfilata finisce proprio con un tableaux vivants formato dai modelli che rievocano perfettamente le 64 statue (una per ogni tipo di sport allora conosciuto) donate dalle province italiane alla capitale dell'impero fascista.
La cosa più bella sta nella costruzione dei capi che gira intorno ad una sorta di magia numerica per cui le grandi cifre delle pettorine da gara entrano nell'abito e ne compongono la stessa struttura. Per esempio la spalla di una bellissima giacca di cotone operato è delineata dalla parte superiore di un sette mentre un cinque entra nello sprone da destra ma finisce con la sua coda sul punto vita. Impeccabile perfino con i pantaloni da jogging talmente ben tagliati da essere portabili anche nelle occasioni formali, l'uomo Ferragamo ha un solo difetto secondo noi: i calzini in pelle di canguro nei magnifici sandali Kimo. Perfetta in tutto - forme, colori, mix di materiali e immagine di passerella - la sfilata Iceberg segna il debutto alla direzione creativa dell'universo maschile del brand di un giovane talento interno: Federico Curradi, 36 anni, per un quinquennio nell'ufficio stile di Scervino, per due anni con Cavalli e da sei in azienda accanto a Paolo Gerani. È proprio lui che ha scelto di dare spazio a nuovi talenti creativi per mettersi in gioco meglio sul futuro dell'azienda e della moda in generale. Il risultato è strepitoso anche se tutto ruota attorno alla semplice idea della felpa e della tuta da ginnastica in una bella sinfonia di blu, nero e bianco.
Thom Browne, sofisticato designer della linea Gamme Bleu di Moncler parte dal cricket nelle sue due versioni di gioco (inglese e indiana) per arrivare alla moda con la M maiuscola delle camicie bianche con diversi tipi di traforo che formano un modernissimo piquet oppure del pullover a trecce bianco profilato in rosso e blu con il classico cashmere mixato a un filo di nylon. Sui materiali, comunque nessuno riesce a raggiungere la perfezione di Trussardi nella pelle e di Roberto Menichetti nei nuovi incredibili trattamenti messi a punto per Ballantyne. «Dovete toccarla, non riuscite più a staccare le mani» dice Maria Luisa Trussardi della bella collezione disegnata dalla figlia Gaia con un'idea di deserto nei colori (sabbia, cielo, tramonto oltre all'indefinibile tono delle folgoriti) e con i migliori pellami del mondo tra cui la nappa plongè che, a dispetto del nome, viene da Solofra, nei pressi di Napoli.

«Sta bene a lui e a me che sono tanto» spiega Menichetti provandosi la stessa giacca in maglia intelata di caucciù del modello mingherlino. Finalmente per lo storico marchio di origini britanniche uno stilista che apre finestre di dialogo tra filosofia e realtà.

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