«Voglio crescere, e crescere ancora. Decisamente, io voglio un impero». Parlava di vestiti Victoria Beckham, quando ha confessato la sua mania di grandezza all'International Herald Tribune Style Magazine, che le ha dedicato un'intervista consacrandola come «working girl», una che lavora, altro che la Posh Spice, lo stuzzicadenti tutto glamour e borsette e gossip, moglie della pop star dei calciatori David. Ora lei gli abiti, le borse e tutto il resto li disegna e li produce con il suo marchio, che ha sfilato per la prima volta a New York nel 2008. Il suo successo è innegabile: l'anno scorso i guadagni sono aumentati del 127 per cento, e la Beckham Ventures ha fatturato 15,5 milioni di sterline.
Così Victoria, sempre magrissima e poco affabile («quando ci sono i paparazzi pronti a fotografarti a ogni angolo, è irrealistico che tu sia sempre sorridente» ha spiegato), madre di quattro figli, tre maschi e una femmina, ha contribuito quasi per metà al bilancio familiare del 2012. Il resto arriva da altre due società, la Footwork Productions e Brand Beckham, che fanno capo a David: totale, tutto sommato, 35,1 milioni. Come hanno calcolato i media britannici con ammirazione, quasi centomila sterline al giorno (120mila euro). E dire che li davano per vinti da tempo, per superati in partenza, David e Victoria, con le loro mise perfettine, il look hollywoodiano anche in aeroporto coi quattro figli al seguito (e lei giusto con la borsa di Hermès al braccio, neanche una goccia di sudore o una sbavatura di trucco), bistrattati e disprezzati da chi li considerava più belli che bravi, più apparenza che sostanza, specialmente lui, che invece in tanti anni da campione e protagonista ha smentito tutti i suoi critici, sui campi di calcio d'Europa e d'America. È David lo sportivo più ricco d'Oltremanica e questo, certo, fa rosicare molti, lui coi suoi capelli in piega, i suoi orecchini, i suoi tatuaggi, i suoi addominali esibiti, le sue mutande in primo piano, il fatto innegabile che sì, sia incredibilmente bello - ma pure serio, e bravo, e questa forse è la vera colpa da espiare.
Invidia massima per gli snob, i Beckham sono stati invitati al matrimonio di William e Kate, e David era perfino in lizza come padrino del principino George. Più sdoganati di così.
David vale 165 milioni di sterline (Victoria solo 35 milioni, totale comunque duecento milioni) e la sua stella non si è eclissata con il ritiro dal calcio, anzi. La Footwork Productions, la società che gestisce la sua immagine, l'anno scorso ha fatturato 16,5 milioni ed è carica di lavoro perché David Beckham è da anni un uomo-sponsor, tutti lo vogliono o lo hanno voluto come testimonial: marchi di lusso e di sport, tecnologia, bibite, ma pure il Qatar aveva pensato a lui come volto della campagna per la coppa del mondo di calcio, e la Cina lo ha assunto come ambasciatore globale della Super Lega, la sua serie A, con un contratto da 50 milioni. Quando è arrivato a Shanghai, a giugno, per il tour promozionale, all'università si è formata una ressa di mille persone in pochi minuti, ci sono stati cinque feriti e l'evento è stato sospeso.
Questo è l'effetto che fa David Beckham, una superstar: e dà fastidio a molti. A 38 anni si è ritirato dal calcio, ma vorrebbe fondare una squadra a Miami (con un investimento di circa 15 milioni), per partecipare alla Major League Soccer americana. Lui e Victoria sono un brand familiare, costruito in anni di successi, con pazienza, impegno, lavoro duro e la consulenza di un manager come Simon Fuller, l'inventore del format di American Idol.
Il brand Beckham è un'impresa a gestione globale: entourage, sicurezza, consulenti, autisti, viaggi (centomila miglia l'anno, più o meno), case e ville sparse per il mondo (la famosa tenuta detta Beckingham Palace è stata da poco venduta per 10 milioni). «Ma la cosa più importante siamo noi due e i bambini» ha detto Victoria, una girl molto sottovalutata. Eppure lei e il suo boy dal 1997 non sbagliano un colpo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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