Milano Prende sempre più consistenza il movente di un regolamento di conti all'interno del mondo del traffico della droga, per spiegare la morte di Massimiliano Spelta e la moglie dominicana Carolina Ortiz Payano, uccisi lunedì sera per strada. Altri spunti investigativi non sono emersi, come hanno confermato questore e prefetto che però hanno anche annunciato maggiori controlli in città. Inoltre la coppia risultava priva di redditi ma conduceva un elevato tenore di vita. I loro corpi sono ora all'obitorio dove questa mattina inizierà l'autopsia.
Spelta, 43 anni, e Ortiz Payano, 21, sono stati falciati in Porta Romana, da un killer sceso da uno scooterone. L'uomo, che sapeva quando e dove trovarli, ha sparato con un revolver (sul posto non sono stati trovati bossoli) incurante della presenza della loro figlioletta di un anno e mezzo, rimasta miracolosamente incolume. Identificate le vittime, la polizia si è trovata di fronte a una tranquilla coppia di incensurati che nessuno avrebbe dovuto ammazzare in quel modo. Ma già dopo 24 ore il primo colpo di scena: in casa di Spelta, un elegante loft alla periferia est, viene trovato mezzo etto di cocaina pura al 60 per cento, valore attorno ai 5mila euro. Una quantità e una qualità di stupefacente non certo facile da trovare dal primo pusher da strada. L'uomo però non aveva di fatto redditi da almeno un anno, da quando cioè era fallita la Dietics Pharma, azienda fondata dal patrigno, Carlo Angelotti, che dava «da mangiare» a tutta fa famiglia.
Una mancanza di introiti che però non ha cambiato il tenore di vita dei due: continue uscite serali, amici, night, ristoranti e viaggi frequenti a Santo Domingo con permanenze di settimane in costosi alberghi. Gli amici milanesi e dominicani confermano: i due facevano uso di cocaina. Dove trovavano tutti quei soldi Spelta e Ortiz Payano? Il sospetto degli investigatori è che i due da semplici assuntori si siano trasformati in trafficanti per continuare a fare la bella vita. Un'ipotesi confermata ieri anche il prefetto Gian Valerio Lombardi e il questore Alessandro Marangoni, al termine del Tavolo sulla sicurezza svolto al Palazzo del Governo. Entrambi hanno poi sottolineato come non sia allarme criminalità e che il duplice omicidio di Porta Romana rimane un episodio isolato, senza collegamenti con la sparatoria del giorno dopo in via Padova. «Comunque per dare una risposta alla città abbiamo organizzato un piano straordinario di servizi e già da oggi ci saranno più volanti in strada» ha annunciato Lombardi.
Le indagini nel frattempo si stanno muovendo su molti fronti. Innanzitutto sono iniziati i controlli sui loro conti bancari, ma su questo versante non emergono indiscrezioni, segno forse che gli accertamenti stanno portando qualcosa di interessante. Poi c'è la Bmw 320 di Spelta, trovata parcheggiata a pochi metri dall'esecuzione. La vettura è stata sigillata, portata via con il carro attrezzi per essere analizzata centimetro per centimetro. Forse i due sono stati portati da «qualcuno» all'appuntamento con il killer, forse all'interno della Bmw sono rimaste tracce di soggetti da individuare e interrogare. Ci sono quindi le telecamere in zona: i poliziotti stanno acquisendo le registrazioni nella speranza abbiano ripreso qualcosa di utile. Poi i cellulari delle vittime, per analizzare messaggi e chiamate, tra le quali potrebbe esserci quella con l'assassino.
I due però potrebbero aver intuito di essere in pericolo, infatti la giovane aveva scritto su Facebook frasi del tipo «Voglio tornare a casa, non ne posso più, ne ho abbastanza di questa gente del diavolo». Per questo gli agenti stanno cercando di rintracciare gli amici del social network nella speranza di ottenere informazioni più precise su «questa gente del diavolo». Mentre proseguono gli interrogatori dei testimoni sul luogo del delitto, di famigliari a conoscenti.
Infine l'autopsia, in programma per questa mattina. Gli inquirenti sperano di recuperare i proiettili con cui identificare l'arma usata, ma anche la conferma, o una clamorosa smentita, che i due facessero uso di cocaina.
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