RomaÈ l'ora del «dentro o fuori», del possibile big bang, del chiarimento o della resa dei conti. L'appuntamento del Consiglio Nazionale, fissato per sabato all'Eur, non può certo contare su granitiche certezze. Tanti dubbi resistono tra gli «alfaniani» che sentono vicina la scissione e si interrogano sul da farsi. Ieri, per il secondo giorno, i toni delle dichiarazioni pubbliche hanno subito un generale abbassamento, complice la gravità del momento e il timore di finire relegati in una terra di mezzo. Tra i ministri telefonate e consultazioni si sono succedute, con Angelino Alfano e Maurizio Lupi impegnati ancora in un'ultimo tentativo di recuperare il filo del dialogo con Silvio Berlusconi.
La mediazione su cui si è ragionato è quella di celebrare tutti insieme la nascita di Forza Italia, senza soffermarsi sulle divisioni e rinviando ad altra data la discussione sul governo. Gli «innovatori» alfaniani, però, pretendono garanzie sul fronte dell'esecutivo e la scissione resta una opzione anche se due elementi ieri hanno fatto trapelare qualche speranza. Il primo è stato il rinvio della riunione dei filogovernativi per l'ufficializzazione della versione definitiva del documento degli innovatori. «Nessuna frenata da parte nostra, ma solo una mossa per capire le reali intenzioni di Berlusconi», spiega un alfaniano. Secondo: un nuovo appello all'unità del partito, lanciato da Maria Rosaria Rossi. «Berlusconi non impone la sua volontà ma ha la capacità di ascoltare tutti e fare una sintesi perfetta. Sono certa che ancora una volta il nostro presidente saprà convertire le differenze esistenti in una nuova e ritrovata unità». Parole a cui è seguita una puntualizzazione di Alfano stesso, sul parallelo tra il destino della sua «ribellione» e quella di Gianfranco Fini. «Berlusconi non ha lanciato nessuna minaccia. Non era una minaccia, lo conosco e non poteva esserlo. Noi lavoriamo fino all'ultimo istante disponibile per tenere unito il nostro movimento politico».
Nel gruppo alfaniano, però, i fautori della scissione non mancano. E anche la discussione sull'opportunità di partecipare al Consiglio continua. Fabrizio Cicchitto fa sapere di non vedere le condizioni «per un dibattito sereno». Roberto Formigoni, invece, sarebbe favorevole a presentarsi ed esporre le ragioni degli «innovatori». Tra gli alfaniani si dibatte anche sulla tempistica dell'eventuale costituzione dei gruppi e sull'identità politica da assumere. La linea è quella di evitare confluenze al centro, almeno nell'immediato, e scongiurare abboccamenti con il Pd, continuando a battersi su temi cari all'elettorato Pdl. «Dobbiamo incarnare il vero centrodestra responsabile». Naturalmente resta il problema delle Europee. Un nodo che potrebbe essere sciolto evitando di presentare una propria lista. Le tensioni tra le due correnti non mancano. Durante la riunione dei gruppi al Senato è andato in scena uno scontro molto forte tra Nitto Palma e Simona Vicari, quando il primo ha chiesto se non fosse il caso di rinviare la discussione. «Che senso ha discutere di una posizione comune se non sappiamo ancora se saremo ancora nello stesso partito?» la posizione del coordinatore campano che ha fatto scattare la reazione del sottosegretario allo Sviluppo.
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