nostro inviato a Bruxelles
La Germania sogna uno «zar». O meglio un «kaiser», un uomo forte, un prussiano, capace di far diventare lEuropa rigorosa e seria come lo sono i teutonici. Lo ha detto il potente ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, in unintervista al Wall Street Journal, proprio nel giorno dellapertura del cruciale summit di Bruxelles. In pratica Berlino potrebbe accettare sia gli eurobond, sia nuove misure che abbassino la febbre degli spread, ma soltanto in cambio di un maggior controllo sui bilanci dei Paesi in difficoltà. Insomma, bisogna creare uno «zar europeo che vigili sui bilanci dei 16 Paesi delleuro». Secondo Berlino, lo «zar» dovrà essere in grado perfino di correggere le manovre degli Stati spendaccioni e inaffidabili. Altrimenti sarà «nein» su tutto perché i tedeschi non vogliono pagare i debiti fatti da altri. E dire che lintervista aveva fatto esultare molti che ne hanno letto unapertura di Berlino. Peccato che dopo qualche ora è arrivata la precisazione dai vertici tedeschi: «Attenzione, la nostra linea non cambia». Vale a dire: resta quella della Merkel che negli ultimi giorni aveva detto che «gli eurobond non vedranno la luce finché campo». Lunica ricetta valida, per i tedeschi, rimane quella del rigore assoluto. Il senso del loro ragionamento è: diventate tutti tedeschi e vedrete ce lo spread si abbassa. Non piace neppure la ricetta finlandese dei covered bond, obbligazioni con dietro la garanzia del fondo salva Stati: troppo parziale e fumosa.
Con queste premesse sè aperto il lungo vertice del consiglio europeo di Bruxelles, che sulla carta dovrebbe durare fino a oggi pomeriggio ma che potrebbe andare ai supplementari se non dovesse trovarsi la quadra. Una battaglia. Anche perché Monti è arrivato quassù con il coltello tra i denti. Il suo gol è noto: riuscire a strappare il nullaosta alla sua misura anti spread. Si tratta di uno scudo che si attiva automaticamente, facendo intervenire i fondi salva Stati, qualora il differenziale tra i tassi di interesse superi una certa soglia; il salvagente scatterebbe e soltanto per quei Paesi che stanno facendo bene i compiti a casa, ossia Roma. Ma anche su questo obiettivo cè la Merkel che mette i bastoni tra le ruote. La sua tesi è, come al solito, teutonica: se avete bisogno di aiuto chiedete; ma poi aprite le porte alla troika (Fmi, Bce e Commissione Ue) che vi impone di fare quello che non riuscite a fare da soli. Quello che Monti non vuole assolutamente. Nisba anche su questo fronte, insomma. Con una postilla in più: pare che la proposta montiana ovviamente se trova entusiasta Parigi, non piace affatto a Madrid. Il premier spagnolo Mariano Rajoy legittimamente obietta: perché per voi sì e per noi no?
In ogni caso il sogno di Monti non è affatto esaudito. Lombrello antispeculazione, che a molti pare poco più che un impermeabile corto, è materia di trattativa serrata e difficile ma soltanto in piena notte. Prima si parla di crescita. Il Professore, dalle premesse del summit, sbatterà i pugni sul tavolo. La sua arma? Negare lassenso alla Tobin Tax, tanto cara alla Francia ma anche e soprattutto alla Germania. La Merkel, infatti, ha bisogno come lossigeno dellappoggio dellopposizione di casa sua: Verdi e Spd; due partiti che vogliono fortissimamente la tassa sulle transazioni finanziarie. E proprio oggi la Cancelliera di ferro è attesa a Berlino per il voto, da parte del Bundestag, delle norme istitutive dellEsm che necessitano di una maggioranza qualificata. Insomma, Spd e Verdi sono essenziali per Frau Angela e tramite Monti potrebbero rimanere a bocca asciutta sulla Tobin. Un italico dispetto? Sì, certo. Ma «à la guerre comme à la guerre». A meno che la Cancelliera di ferro non ceda ancora un po.
La Merkel vuole imporci lo «zar» Monti rischia di andare in bianco
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