Sinistra o destra, Monti o non Monti, l’Italia manterrà i conti in ordine e completerà le riforme. Più che una speranza, per Giorgio Napolitano è un dato di fatto, una certezza che, nei tre giorni della sua visita di Stato, cercherà di trasmettere anche ai rigidi olandesi.
Dopo il voto dello scorso settembre, i Paesi bassi sono decisamente meno euroscettici ma non per questo più generosi nel giudicare le debolezze dei loro partner mediterranei. Così Napolitano presenterà di persona la nostra pagella, i risultati dell’Italia nell’ultimo anno, e assicurerà che la strada della sobrietà non verrà abbandonata nei prossimi mesi. Il rigore non verrà dimenticato un minuto dopo le prossime elezioni di primavera.
Il presidente della Repubblica resterà in Olanda fino a giovedi. Verrà accolto dalla regina Beatrice, vedrà il premier Rutte, incontrerà la comunità italiana, visiterà il centro ricerce dell’agenzia spaziale europea, ascolterà con la sovrana un concerto di Uto Ughi. Al di là del protocollo, si tratta di una trasferta importante in un Paese ricco e complesso che in questi anni in Europa ha rappresentato l’ala rigida dell’Unione, quella meno disposta a cedere porzioni di sovranità per rafforzare l’integrazione ed aiutare gli Stati maggiormente investiti dalla recessione. Un viaggio che si doveva compiere prima dell’estate e che è stato rinviato per la crisi di governo olandese. Elezioni che l’Europa ha vissuto con il fiato sospeso. I sondaggi davano in forte crescita l’ultradestra del discusso leader nazionalista Wilders, invece il Partito della Libertà, xenofobo ed antieuropeo, è uscito fortemente ridimensionato. Hanno vinto i liberal-conservatori del primo ministro uscente Rutte, insieme ai laburisti di centrosinistra. A governare l’Olanda ci sarà quindi - a breve - un esecutivo di coalizione moderato ma convinto della necessità di una graduale integrazione europea.
Nei suoi colloqui all’Aja Napolitano cercherà di allargare questo spazio insperato. E per farlo, spiegherà dettagliatamente ai suoi interlocutori la portata dei provvedimenti presi dal governo tecnico e la qualità delle riforme, storiche per l’Italia, le pensioni e il lavoro. Se il presidente potrà presentare il pacchetto liberalizzazioni, non altrettanto potrà fare con un’altra riforma molto attesa in Europa, quella della lotta alla corruzione. Il problema forse da noi ancora sottovalutato, ma, come dicono al Quirinale, il deficit di legalità del Belpaese frena invece investimenti esteri e mina la fiducia politica verso l’Italia. Il provvedimento è pronto, seppur in una versione non efficace come la Ue si aspettava. Ma ancora non è operativo e Napolitano da settimane pungola partiti e Parlamento per una sua piena adozione.
Da europeista convinto, il capo dello Stato insisterà parecchio sulla necessità di proseguire sulla via dell’integrazione europea. Da sempre Napolitano è convinto che sia necessaria «più Europa per superare l’attuale momento di crisi», perchè il rilancio della crescita attraverso una cornice di maggiore potere europeo.
Servono ulteriori progressi nel campo dell’Unione fiscale, bancaria e monetaria. «Sono elementi essenziali per ridare fiducia all’Europa», sostiene convintamente il presidente.
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