Moka o cialda, libro o tablet. Guerra fra vintage e hi-tech

Dalla mattina alla sera le due fazioni sono sempre in lotta. Nonostante l'appeal del nuovo, il vecchio resiste. Perché in fondo sa di vita vera

Moka o cialda, libro o tablet. Guerra fra vintage e hi-tech

Per fortuna nostra la vita non è solo una vita di spread e tassi impazziti e Germania invadente e politici che litigano e automobilisti che s'infuriano e bagnanti che s'azzuffano perché «diamine! sposti il suo lettino un po' più in là...». Per fortuna la vita è anche fatta di sfide low profile, di confronti meno cruenti e vissuti sul filo di uno stato d'animo, di una preferenza, di un'abitudine. Confronti che dividono ma non lasciano vittime o feriti. Tutt'al più lasciano tali e quali sulle proprie posizioni. Solo che uno di questi confronti è da tempo silenziosamente in atto e neppure ci siamo accorti di essere stati arruolati in uno dei due eserciti contrapposti. Trattasi della battaglia fra l'armata che ama il vecchio tecnologico e quella che guarda solo al nuovo tecnologico, una sfida alla base del nostro presente, del nostro futuro, del nostro vivere quotidiano.
Va infatti in scena ogni giorno, per esempio appena svegli, occhio a saracinesca, bocca impastata, incedere ondivago e... caffè. Sì, però. Caffè con la moka o caffé in cialda? Parliamone, visto che in tema di caffè il vecchio tecnologico regge l'onda d'urto del nuovo tecnologico. Sarà perché alla moka ci si abitua fin da piccini per via del suo gorgogliare, del profumo, sarà perché l'imprinting arriva al mattino quando si è un po' tutti meno svegli, sarà perché le cialde costano un discreto tot, però alla fine la moka resiste. «Un rito» dicono alcuni, «il suo caffè, soprattutto quando la macchinetta è vecchia, è più buono» dicono altri, «e poi non ingombra, non si rompe, meno la si pulisce e meglio fa il caffé ed è ecologica, niente cialde da buttare ad ogni tazzina». «Però vuoi mettere le decine di gusti e variazioni offerti dal tecnocaffè?» si difendono i discepoli della cialda, «e sono pratiche e se hai ospiti è un attimo ed è come l'espresso al bar».
Ma la sfida va in scena anche dopo il caffè, quando si accende la radio, ad esempio: siete istintivamente per l'apparecchietto a onde, effe emme, per la radio libera ma libera veramente come cantava Finardi, o siete per le webradio via tablet, smart, pc e quant'altro? Parliamone. È un altro scontro tra filosofie di vita, fra due modi diversi di usufruire dello stesso bene-mezzo-servizio dove al gorgogliare profumato del caffè della moka succede il gracchiare imperfetto di una radio che resiste alla perfezione sofisticata e interattiva del mandami una mail, un post, un tweet che così comunichiamo in tempo reale.
Il caffè, la radio e che dire del libro? Se c'è un terreno che in questi mesi, soprattutto in Italia - sempre tardiva in materia -, è diventato un campo di battaglia è quello dell'editoria. Perché il dibattito non è aperto, è apertissimo: chi batterà chi? Come per caffè e radio, ancora per lungo tempo nessuno batterà nessuno, perché resteranno gli amanti del vecchio e quelli del nuovo. Per cui ben venga l'intima resistenza vintage racchiusa in quello sfogliare di pagine, in quel nobile e antico gesto ormai cromosomicamente dentro noi; e benvenga la tecno-intimità di un e-book che sa di freddo ma sa anche scaldarti non appena offre la definizione precisa di una parola che non conosci o la sua traduzione se stai leggendo un libro in lingua originale.
La silenziosa e incruenta guerra fra il vecchio che resta attuale e il nuovo tecnologico che non riesce ad annientarlo non dà pace, è senza fine, si alimenta e cresce e ha i suoi simboli. Come il cambio manuale delle vetture che rivaleggia, per la passione di chi insiste a preferirlo, con quello automatico; come l'orologio con le lancette che doveva morire e non è morto, anzi si è impreziosito, è diventato chic. Come le video cassette che nessuno nomina più perché nel mondo due punto zero fanno sfigato, perché è molto meglio il dvd recorder, meglio la chiavetta usb, però tutti le tengono in casa. E col cavolo che si buttano via i videoregistratori sempre utili per praticità e immediatezza a registrare qualcosa mentre si corre fuori e non si ha tempo per inserire e programmare chiavette o altro.
Certo, poi l'immagine è meno nitida, meno delineata, anche i colori sono così così.

Però è un festival di imperfezioni che sa tanto di gorgoglio della moka, del gracchiare della radio, dell'ingiallire di un libro. Viene persino un dubbio: che tutto questo resista perché in fondo sa di vita vera. Quella non touch screen. Quella solo touch.

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