Roma - Crollano il Pil e la domanda interna, aumenta il debito pubblico, la pressione fiscale arriva a livelli mai toccati nella storia (il 44% del prodotto lordo), i disoccupati toccano quota 3 milioni. L'economia italiana respira a fatica, la cura da cavallo imposta dai tecnici ha ridotto l'animale in fin di vita. Se l'Istat avesse diffuso questi dati una settimana fa, l'insuccesso elettorale della lista Monti avrebbe avuto dimensioni catastrofiche.
Da dove incominciare il triste elenco dei record negativi? Magari dalla pressione fiscale, che ha raggiunto il 44% del prodotto lordo rispetto al 42,6% del 2011. Dall'inizio delle serie storiche Istat, cioè dal 1990, non si era mai registrato un valore così alto. Le entrate dello Stato sono aumentate di oltre 22 miliardi di euro rispetto al 2011, una montagna di risorse sottratta all'economia. E non è finita qui, quest'anno le cose andranno anche peggio. Mentre i partiti (tutti, compreso il Movimento di Grillo) si dilettano in alchimie politiche, il Fisco prepara una nuova serie di mazzate: nel giro di qualche mese prenderanno il via i controlli retroattivi del redditometro, seguiti dalla prima rata dell'Imu, dall'arrivo della nuova tassa sui rifiuti (la Tares) anch'essa retroattiva al 1° gennaio scorso. Poi, dal primo luglio, aumenterà l'aliquota ordinaria dell'Iva, dal 21 al 22%.
Nell'annus horribilis 2012 il Pil è crollato del 2,4%. Depurato dall'inflazione, il prodotto è sceso sotto il livello del 2001. La spesa in consumi delle famiglie italiane è precipitata del 3,9%, mentre gli investimenti hanno fatto segnare un calo dell8%. Il calo dei consumi familiari ha riguardato soprattutto i beni di consumo (-7%), con un picco per abbigliamento e calzature (-10,2%) e nei trasporti (-8,5%) mentre la spesa per i servizi è calata dell'1,4%. Tutti i settori economici hanno segnato variazioni negative: -6,3% le costruzioni, -4,4% l'agricoltura, -3,5% l'industria in senso stretto e -1,2% il settore dei servizi. Il crollo dei consumi ha fatto scendere l'inflazione, che in febbraio ha toccato l'1,9% rispetto al 2,2% di gennaio.
In questa situazione era inevitabile un forte aumento della disoccupazione. In un solo anno i senza lavoro sono aumentati di oltre mezzo milione di unità (554 mila), raggiungendo quota 3 milioni. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto il record del'l1,7%, il dato peggiore degli ultimi trent'anni. Anche la disoccupazione giovanile, fino ai 24 anni d'età, ha raggiunto un record: il 38,7%. Al Sud, supera il 50%. Ed è boom di lavoro precario: fra contratti a termine e collaborazioni siamo giunti a 2 milioni e 800mila persone, molto spesso giovani. «Sono dati agghiaccianti - commenta il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi -, è una situazione drammatica davanti alla quale dobbiamo assolutamente reagire».
Ed ecco, buoni ultimi, i conti dello Stato, quelli che Monti afferma di aver messo in sicurezza. Ebbene, il debito pubblico è aumentato dal 120,8% al 127% del Pil: è il livello più alto dal 1990, cioè dall'inizio delle serie storiche omogenee dell'Istat. Il deficit annuale ha raggiunto il fatidico 3% del Pil, ma è risultato comunque superiore al 2,6% stimato dal governo.
A tutto questo va aggiunta l'incertezza del dopo elezioni.
Le agenzie di rating sono in allarme: lo scenario di instabilità politica che si è aperto in Italia mette ulteriore pressione al ribasso del rating, minaccia Fitch. L'Italia deve raggiungere quest'anno il pareggio di bilancio, ricorda l'agenzia, «e se emergerà un governo debole, sarà meno capace di rispondere agli shock economici».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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