RomaMonti va avanti con il timer sulla schiena ma sferza i partiti che lo tengono in sella. In un'intervista ha risposto sarcastico: «Quali i politici più detestabili? Non vorrei dimenticarne qualcuno». Dopo aver incontrato Bersani e Alfano, ieri è stata la volta di Casini. Il quale ha scacciato il rebus della data di scadenza dell'esecutivo: «Monti si pone il problema di lavorare senza stare a sfogliare la margherita, resto, non resto. Onorerà il suo mandato fino all'ultimo giorno». E lo stesso premier ha confermato: «Il mio obiettivo non è durare ma fare il possibile per lasciare un'Italia con i muscoli meglio allenati per una buona crescita economica sociale e civile».
In realtà la vita del governo è legata all'accordo sulla legge elettorale. Qualora i partiti della maggioranza trovassero l'intesa, Napolitano potrebbe sciogliere le Camere. Ma l'accordo ancora non si vede per cui Monti resta a Palazzo Chigi, seppur quasi disarmato di fronte alla crisi. Altra ipotesi: Bersani, che avrebbe la maggiore convenienza ad andare alle urne subito, potrebbe staccare la spina al Professore. Ma questa tesi cozza con quanto rivela un pezzo grosso dell'Udc: «C'è una sorta di accordo non scritto tra l'ABC: la spina a Monti o la stacchiamo tutti insieme o non la stacca nessuno». Se sarà «l'addio Monti» lo reciteranno in coro. Che poi è il disegno di Napolitano, grande regista occulto di tutte le manovre.
Insomma, Monti non entusiasma più nessuno, nemmeno l'Udc. Il suo leader, infatti, proprio ieri ha lanciato un appello agli altri soci della maggioranza: «Basta con la ammuina - ha detto Casini - facciamo una riunione di maggioranza per una piattaforma di accordo sulla legge elettorale». Tradotto: per poi andare di filato alle urne. Casini ha pure avanzato una proposta tutta sua. Una sorta di Casinellum: «Si potrebbe procedere con i collegi uninominali al Senato e con le preferenze alla Camera. Ma finiamola con le perdite di tempo». Una specie di minestrone rispedito al mittente dal pidiellino Quagliariello: «Non si può ritornare al passato con due sistemi elettorali differenti tra Camera e Senato». In pratica resta la fase di stallo completo, sebbene lo stesso Monti abbia auspicato che i partiti trovino la quadra perché «se i partiti riuscissero, come Napolitano spesso sollecita a fare, a trovare un accordo, si darebbe il senso di un progresso realizzato e anche i mercati sarebbero rassicurati».
Ma lo stallo sembra riguardare anche palazzo Chigi, privo di bacchette magiche per frenare lo spread. Soltanto le parole di Draghi hanno avuto effetti sul differenziale, a dimostrazione che il problema è risolvibile soltanto a livello di Bce. Quello che è certo è che, come ha ammesso Casini, «i grandi investitori internazionali non credono più alla stabilità dell'euro». E l'unica ricetta possibile è quella di fare una battaglia in Europa. Anche Monti ne è consapevole e al leader dell'Udc ha assicurato che in vista non ci sono ulteriori manovre né il blocco delle tredicesime: «C'è un circuito vizioso di aspettative nefaste, dobbiamo evitare allarmismi ingiustificati - ha detto Monti - abbiamo già chiesto molti sacrifici agli italiani per il loro benessere futuro». Un futuro difficile perché «La verità purtroppo non bella da dire - ha ammesso il Professore - è che messaggi di speranza possono essere dati ai giovani che verranno tra qualche anno».
Poi il premier ha parlato di sé come un coach: «A volte si era parlato di me come di un commissario tecnico, allenatore - ha aggiunto il premier - è una nuova immagine e mi piacerebbe essere ricordato come un buon allenatore dell'Italia». Così, Monti osserva i partiti affannarsi per sciogliere l'ingarbugliato nodo della legge elettorale e in un'intervista svela il Monti privato; che ama il gin tonic, gli spaghetti alle vongole, il Grande Torino morto a Superga, la bici e Notting Hill con Julia Roberts.
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