RomaAltro che Luca. Indeciso a tutto, è Supermario il vero Monti-zemolo. Lo abbiamo lasciato alla Bocconi a fare il vago sul suo futuro mentre fuori polizia e centri sociali si scambiavano pietre e fumogeni: «Nessuno me li domanda e io, oggi, non do impegni». Lo ritroviamo poche ore dopo a Kuwait city a rilanciare il made in Italy e forse anche se stesso. «Abbiamo realizzato una serie di riforme strutturali, ora il Paese è più competitivo, più affidabile e più attraente per gli investitori stranieri. Siamo sulla strada giusta». Quanto al dopo, «non posso garantire».
Dopo di me il diluvio. «Chi governerà nella prossima legislatura - annuncia il Professore - deve avere come obbiettivo quello di continuare a garantire crescita, giustizia, lotta alla corruzione e all'evasione». Sì, ma chi governerà? Quello di Monti sembra l'embrione di un programma elettorale, ma resta sul tappeto la domanda principale: si candiderà per Palazzo Chigi? Casini lo spinge da tempo a scendere in campo. Americani, Vaticano, Europa, banche e industriali italiani sperano che si decida. E Montezemolo sabato lo ha invitato ufficialmente, mettendogli a disposizione il suo movimento verso la terza Repubblica: «Daremo al premier un fondamento elettorale». Lui però frena, non si impegna, concede al massimo delle mezze promesse.
Tanta prudenza si spiega con i dubbi personali del presidente del Consiglio, con la ritrosia di un tecnico che vuole restare tecnico. Però c'è anche un motivo più politico, la tenuta del suo governo attuale: qualunque cosa abbia veramente in testa, il Prof resterà ufficialmente fuori dai giochi almeno fino alla fine dell'anno. Prima dell'approvazione della legge di stabilità e del bilancio dello Stato di schierarsi non se parla nemmeno, lui vuole, deve, rimanere neutrale e sopra le parti.
Il dopo, il 2013, è aperto. Il Pd è fortemente contrario a un Monti-bis, almeno ora. «Può certamente dare ancora un contributo enorme - precisa Pier Luigi Bersani - tuttavia questo pretende una maggioranza politica». Il Pdl pure. «Stimiamo Monti - dice Angelino Alfano - ma non si può governare il Paese senza chiedere il parere degli elettori. E un bis tecnico non è possibile perché noi non vogliamo collaborare con Bersani». Ancora più duro il giudizio di Lega, «Montezemolo ha sbagliato cavallo», e di Antonio Di Pietro, «Monti dal Kuwait ricatta l'Italia».
In questo quadro, sembra ormai sfumata la possibilità di una seconda chiamata dall'alto. Se un anno fa a Giorgio Napolitano era bastato nominarlo senatore a vita per poi piazzarlo pochi giorni dopo a Palazzo Chigi, adesso la situazione è diversa. Per restare al governo stavolta il Professore deve passare dalle urne.
Troverà, nel caso, già pronte le armate di Casini e Montezemolo, un esercito alla perenne ricerca di un generale adeguato.
Monti minaccia tutti gli elettori: «Senza di me niente investimenti»
Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.