RomaSalvate il soldato Mario. Questa la mission di Giorgio Napolitano, questo il primo punto all'ordine del giorno nell'agenda del presidente. Sul Colle la «forte irritazione» del primo momento ha già lasciato il posto alla «preoccupazione» per le sorti del governo e all'«apprensione» per lo spread e per l'apertura dei mercati. Insomma, altro che Monti bis, dopo le parole del Cavaliere qui c'è il rischio che il Professore cada nel giro di poche settimane.
Quirinale in trincea. Nel pomeriggio Napolitano e Monti sono fianco a fianco nella basilica di Santa Maria degli Angeli per i funerali solenni di Tiziano Chierotti, il caporalmaggiore degli alpini ucciso a 24 anni in Afghanistan. Poche parole, ma non hanno certo bisogno di parlarsi in chiesa e davanti a tutti. I due presidenti sono in contatto costante e in queste ore hanno deciso la strategia da seguire, che si può sintetizzare in una parola sola: silenzio. Per il resto si spera che gli attacchi di Silvio Berlusconi siano soprattutto uno sfogo, una mossa per riprendere in mano il partito, per far vedere a tutti che comanda ancora lui. Si presuppone che l'ex premier non voglia mettere in pericolo il Paese di fronte alla speculazione internazionale. Si conta sul fatto che i parlamentari del Pdl, che non hanno nessuna garanzia di essere rieletti, non sembrano avere voglia di mandare subito a casa il Prof. Si aspetta, in sostanza, che la bufera passi.
Sit and wait. Intanto però sul terreno restano dei cocci. Gran parte delle accuse rivolte dal Cav al Quirinale vengono giudicate di maniera, «già sentite», in particolare quelle che riguardano il capo dello Stato, il suo potere di vagliare le leggi, «l'équipe di studiosi» che «le aggredisce per trovare profili di incostituzionalità». Come «già note» vengono valutate le considerazioni sul Colle sempre in mano alla sinistra, sulla Corte costituzionale perennemente sbilanciata. E anche la frase sui «weekend operosi» del presidente della Repubblica è stata già assorbita da Napolitano, che in questa fase è disposto a fare da parafulmini pur di tenere al riparo dai guai Monti.
Semmai a infastidire di più è un qualcosa che appartiene al non detto ma che è filtrata a margine della conferenza stampa di Villa Gernetto, la storia del salvacondotto giudiziario: il Cavaliere, che un anno fa ha lasciato Palazzo Chigi e ha appoggiato il nuovo governo, si sentirebbe adesso tradito da Napolitano perché nel frattempo non si è normalizzato il rapporto tra politica e magistratura, come dimostra la sentenza Mediaset, con tanto di motivazione che lo definisce un delinquente. Il Colle però si chiama fuori. In Italia, si nota, i poteri sono separati e interferire nei processi non fa parte delle prerogative del capo dello Stato. C'è poi una risposta più ufficiosa: anche volendo, non è certo Napolitano la persona in grado di garantire un simile patto, visto che anche lui è finito nel mirino delle toghe. Basta pensare al duro scontro con la Procura di Palermo che lo ha intercettato.
Ma a preoccupare realmente il presidente della Repubblica, al di là delle punte polemiche, è l'impianto generale del discorso di Berlusconi, capace di un «forte impatto di delegittimazione». Non sono piaciute, ad esempio, le bordate al governo, definito responsabile di una politica economica che ha avvitato il Paese in una «spirale di recessione senza fine» e accusato di «estorsione fiscale». E l'ipotesi di togliere il sostegno al Prof, proprio mentre il Parlamento sta per affrontare la legge di stabilità, può causare pesanti contraccolpi all'apertura dei mercati finanziari.
E in questo quadro non aiutano i siluri sparati alla Merkel.
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