'Ndrangheta alle comunali di Milano, Sara Giudice: "Un complotto contro di me"

Per gli inquirenti, le cosche della ’ndrangheta offrirono voti per le elezioni del 2011 alla cosiddetta "anti-Minetti". Lei: "Un complotto"

'Ndrangheta alle comunali di Milano, Sara Giudice: "Un complotto contro di me"

Alcuni uomini della ’ndrangheta, che si erano qualificati come imprenditori, offrirono voti per le elezioni del 2011 a Sara Giudice, la cosiddetta "anti-Minetti" (in quanto contestò la candidatura dell’igienista dentale nel listino di Formigoni).

Insomma, per il pm Giuseppe D'Amico, "furono inquinate anche le elezioni del 2011 per il Comune di Milano". Il magistrato parla di Vincenzo Giudice che, avvicinato dai clan rifiutò di pagare ma accettò i voti per la figlia Sara promettendo favori a livello di appalti sia a Cosenza sia a Milano. In cambio a
Giudice vennero chiesti soldi, ma lui rifiutò l’offerta di denaro, assicurando però che, nella sua veste di presidente di una società legata alla metropolitana di Milano, avrebbe favorito l’aggiudicazione di appalti per i suoi interlocutori. "Non abbiamo chiesto il suo arresto perché Eugenio Costantino (esponente delle cosche, arrestato oggi) gli si presentò come un avvocato a capo di una cordata di professionisti", ha spiegato il pm titolare dell'inchiesta.

Si parla di un appoggio di circa 300-400 voti sulla giovane Sara Giudice, la quale però non sarebbe stata consapevole del legame con la criminalità di questi uomini e non è indagata. Sono invece in corso accertamenti nei confronti del padre, Vincenzo Giudice, ex consigliere comunale ed ex presidente della società Metro Engeenering dal gennaio 2012.

"Sara sta piangendo da questa mattina, da quando è iniziata a circolare la notizia e io sto impazzendo perché le assicuro che non conosco nessuno dei nomi che stanno circolando", ha spiegato Vincenzo Giudice, aggiungendo poi che "Sara si è presentata con la lista "Milano-merita" ma non avevamo i soldi per fare la campagna elettorale. L’hanno aiutata i suoi amici e le persone a lei vicine. Andavano ad attaccare i manifesti e a distribuire un po' di pubblicità. Abbiamo fatto una campagna elettorale con quattro soldi".

"È tutto assurdo": è il primo commento di Sara Giudice che poi, trattenendo a stento le lacrime, ha aggiunto che "provo tanto dolore perché ho fatto una battaglia difficile e sconveniente. Ho cercato i voti tra la gente andando tutti i giorni per le strade e nei mercati.

La gente mi fermava, voleva sapere
e mi faceva i complimenti per la mia scelta". E poi Sara Giudice conclude: "Secondo lei la N'drangheta punta una ragazza di 26 anni che ha fatto la scelta che ho fatto io...?". Poi ancora: "È un complotto, qualcuno aveva tutto l’interesse a farmi incastrare".

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