All'inizio fu la Biblioteca d'Alessandria poi furono gli amanuensi e i monasteri. Ora è il data center. L'informazione, che fa la differenza tra gli umani e gli altri animali, ha bisogno di essere memorizzata e processata. E nell'era dei computer e della rete i centri di elaborazione dati sono diventati la pietra angolare del sapere. Solo che sono pietre angolari ad alto consumo energetico. Giusto per fare un esempio nel 2010 l'energia consumata nel mondo superava i 201 terawatt all'ora e si stima che sia in continuo aumento. Un costo economico enorme (sette miliardi di dollari) con forti ricadute anche sulle emissioni di Co2. Perché? Perché i calcolatori producono moltissimo calore che deve essere dissipato, se no si rischia un disastroso crash informatico. In molti casi per ogni 3 watt di energia infilati in questi sistemi di calcolo solo uno serve ai computer gli altri 2 semplicemente a raffreddare o ai sistemi di sicurezza.
Ecco che allora si è scatenata una vera e propria gara planetaria per la produzione di impianti più efficienti. Ed è una gara ad alta tecnologia con ricadute enormi. Ieri in testa alla classifica dei data center più efficienti ha fatto capolino l'Italia. È stato inaugurato a Ferrera Erbognone (Pavia) il Green Data Center di Eni. L'impianto con le sue sei torri di raffreddamento alte più di 20 metri è primo al mondo per efficienza energetica. Giusto per fare un'esempio, rispetto agli impianti utilizzati sino adesso per erogare la stessa capacita di computo ed elaborazione dati si risparmiano 335mila tonellate di Co2. Insomma, l'impianto risparmia da solo l'1% dell'obbiettivo italiano fissato dall'accordo di Kyoto. E il rapporto tra l'energia totale utilizzata dedicata all'informatica si riduce a un drastico 1,2 di valore medio annuo. Un risultato migliore di quello dei più efficienti Data Center di Google ottenuto grazie a un sistema di freecooling (che regola la temperatura dei computer convogliando l'aria esterna) che funziona per il 75% dell'anno e che ricorre ai condizionatori solo per il restante 25%. E questo è stato possibile anche grazie al fatto che i partner di Eni, altre 12 aziende italiane, hanno realizzato una componentistica all'avanguardia in grado di funzionare a temperature «alte» (25 gradi e 60% di umidità). Ad abbattere i costi e le emissioni anche il fatto che l'energia principale è fornita dalla vicina centrale Enipower e che il sistema di emergenza è collegata alla rete Terna, il che consente di non avere generatori diesel di supporto.
Eni, come hanno spiegato il presidente Giuseppe Recchi e l'Ad Paolo Scaroni, ha realizzato questo impianto, in poco più di due anni, perché vuole evitare il più possibile l'outsourcing per le attività importanti. E a Ferrera Erbognone verranno processati sia i dati di simulazione sismica, fondamentali per un'azienda energetica, sia tutti i dati relativi alla gestione aziendale. E coi tempi di spionaggio digitale che corrono far da soli (la struttura è costruita con criteri anti terrorismo e non ha solo i tradizionali firewall ma un sistema di difesa informatica a livelli plurimi) può davvero essere una scelta vincente: non solo dal punto di vista economico (la struttura è costata 100milioni di euro e ne farà risparmiare 30 l'anno). Però del programma esiste anche tutta una parte open source. Cioè la progettazione (costata 8milioni di euro) è stata messa a disposizione di università e centri di studio ed è la prima volta che capita per un megaprogetto italiano.
Perché la corsa al data center perfetto continuerà a lungo ed è una corsa in cui è importantissimo che ci sia anche l'Italia.
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