Nell'Udc cresce la fronda, lite sulle poltrone

Operazione "lavastoviglie" di Casini per imbarcare i tecnici. Seggio a rischio per Buttiglione e quasi tutti i finiani

Nell'Udc cresce la fronda, lite sulle poltrone

RomaPromozioni e bocciature; conferme ed epurazioni; volti nuovi e ferri vecchi; e poi tanti «figli di». L'operazione «lavastoviglie» di Casini è in corso: presentare l'Udc come un partito nuovo, giovane e vergine. Prima mossa: togliere dal simbolo il nome, Casini, che sa di muffa. Seconda mossa: imbarcare ministri tecnici, considerati seri, affidabili e capaci. Terza mossa: spalancare le porte alla società civile, ossia a pezzi di Confindustria, sindacati e associazionismo cattolico. Ma la manovra casiniana ha i suoi rischi perché, per forza, rotoleranno delle teste; e anche non volendo decapitare tutti i notabili udiccini, i posti a disposizione sono pochi. In tanti dovranno dire addio al Palazzo e nell'Udc già si usmano... casini con la «C» minuscola.

Ecco, nome per nome, le pedine di Pier; alcune delle quali potrebbero tramare per dargli scacco. Candidati sicuri sono alcuni attuali ministri: il Guardasigilli Paola Severino; il ministro per le Politiche agricole, Mario Catania e quello per la Cooperazione, Andrea Riccardi. Ma le porte sono aperte anche per la capa del Viminale, Anna Maria Cancellieri e per il titolare dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi. Ovvio: non cessa la corte ai due pezzi grossi: Mario Monti e Corrado Passera.
Hanno già la casacca udiccina addosso l'ex presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia e il suo uomo in Sicilia, Antonello Montante. Presidente degli industriali isolani, nisseno, classe 1963, Montante è fondatore e presidente di Msa SpA, Mediterr Shock Absorbers, azienda leader nella progettazione e nella produzione di ammortizzatori per veicoli industriali e ferroviari. L'uomo punta in alto.

Posto assicurato anche per Michele Vietti, oggi al vertice del Csm ma in scadenza l'anno prossimo e per Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafia. Grasso glissa ma il leader Udc rivendica da sempre una solida amicizia con il magistrato. Altro nome forte è quello di Gianni De Gennaro: ex capo della Polizia e oggi sottosegretario del governo Monti con delega per la sicurezza. Questi i cavalli di razza; ma i tanti destrieri centristi già in pista? Dei 38 attuali deputati, certi della ricandidatura sono Gian Luca Galletti, Mauro Libè, Roberto Rao e Lorenzo Cesa. Al Senato, riconferma in vista per Gianpiero D'Alia.

E gli altri? Strada sbarrata per il casertano Domenico Zinzi, presidente della Provincia, una condanna in primo grado per omicidio colposo e poi assolto perché il fatto non sussiste. A lui Casini avrebbe detto «picche», assicurandogli, tuttavia, la candidatura del figlio Gianpiero, già coordinatore regionale del partito.
Candidatura garantita anche per un altro figlio di: si tratta di Giuseppe Delfino, figlio di Teresio (25 anni nel Palazzo), nonché marito della bionda portavoce di Pier, Roberta De Marco. Corsia preferenziale anche per il rampollo di Angelo Cera, primo cittadino di San Marco in Lamis (Foggia). A lui, Casini avrebbe detto: «Tu sei già sindaco ma correrà Napoleone, tuo figlio». Nome altisonante, come il nonno, vecchio democristianone foggiano.

Fatti fuori, invece, Rocco e i suoi fratelli; ossia Buttiglione e quelli vicino a lui. Ferro troppo vecchio, il Buttiglione cui Pier, comunque, avrebbe promesso un posto in Europa. In via d'epurazione anche Mario Tassone, già otto legislature alle spalle e Luca Volontè. Fuori anche quelli arrivati in corso d'opera: Enzo Carra, Renzo Lusetti, Marco Calgaro, Alessio Bonciani, Ida D'Ippolito e Gabriella Carlucci. Strada sbarrata anche per Ferdinando Adornato, Lorenzo Ria e Paola Binetti.

La motivazione non fa una grinza: mica c'è posto per tutti. Senza contare che Casini ha dovuto promettere un po' di poltrone al cugino povero: Fini. Il presidente della Camera, che rischia di sparire dal Parlamento, avrebbe supplicato a Casini un posto per sé e per alcuni dei suoi.

Per chi? Eccoli: Benedetto Della Vedova, Italo Bocchino e Giuseppe

Consolo (troppo amico di famiglia) alla Camera e Mario Baldassarri al Senato. E gli altri leali futuristi tipo Menia, Raisi, Perina, Di Biagio, Conte e Granata, ecc? Mors tua vita mea. Infatti tira una brutta aria pure lì.

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