No al carcere preventivo: ecco le dieci proposte congelate alla Camera

I partiti sono concordi: scontare la pena prima della condanna è tortura

No al carcere preventivo: ecco le dieci proposte congelate alla Camera

Roma - In questi anni si è verificato «un abuso» dell'utilizzo dell'istituto della custodia cautelare. La carcerazione preventiva è diventata in molti casi una «forma anticipatoria della pena». Gli archivi della Camera abbondano di parole di questo tipo, scritte non solo dalla parte più garantista del parlamento. Per un intervento sulla carcerazione preventiva al fine di mitigarne l'impiego sono state depositate quattro proposte di legge in questa legislatura e sei nella precedente, senza contare altri disegni di legge più specifici, a tutela delle madri, e di alcuni testi assimilati ad altri, come un disegno di legge di Francesco Cossiga della sedicesima legislatura.

Il dibattito, insomma, investe da tempo le aule del Parlamento. Cosa significa pericolo di reiterazione della pena? In molti casi, scrive per esempio la radicale Rita Bernardini, «il pericolo di reiterazione del reato viene giustificato sulla base di condotte dell'indagato risalenti nel tempo e prive di ogni attualità». Per questo l'esponente pannelliana chiede che si inserisca quantomeno il termine di pericolo «attuale», per arginare il campo di azione dei giudici. Ma non vengono solo dai radicali proposte tese a intervenite sulla carcerazione preventiva in modo più deciso di quanto fatto dal governo Letta. Ieri il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri ha rivendicato a Strasburgo i primi risultati ottenuti con i provvedimenti del piano carceri: «I flussi d'ingresso in carcere sono ridotti del 40%». Gli interventi del governo in materia di giustizia «hanno portato recentemente al numero di 64.564 detenuti, con una chiara riduzione rispetto al numero di oltre 69mila registrato nel 2010». Il ministro in questi giorni al centro di un uragano di polemiche è molto sensibile su questo terreno. Ma l'interesse è trasversale.

Tra le proposte concorrenti depositate in Parlamento in questa legislatura ce ne sono per esempio una del Pd e una del Pdl. La prima porta la firma di Sandro Gozi, e prevede «Modifiche all'articolo 303 del codice di procedura penale, per la riduzione dei termini di durata massima della custodia cautelare». La seconda ha come primo firmatario Mauro Pili del Pdl, e il testo è molto simile: «Modifiche agli articoli 275, 294, 303, 310 e 453 del Codice di procedura penale, concernenti la riduzione dei casi e dei termini di durata della custodia cautelare». Chiedono la riduzione dei tempi e correzione anche il senatore Lucio Barani di Gal (Grandi autonomie e libertà) e Donatella Ferranti del Pd.

Nella sedicesima legislatura le proposte erano spaziate dalla Lega al Pdl alla componente radicale del Pd, fino a Futuro e Libertà. Il deputato Daniele Galli di Fli chiedeva l'introduzione della libertà su cauzione come misura cautelare personale. Molte forze politiche, prima di tutto il Pdl con un disegno di legge di Gaetano Pecorella, suggerivano l'utilizzo di un contraddittorio tra le parti prima dell'assegnazione del carcere preventivo. Una proposta di legge uguale era stata presentata da Cossiga con l'Udc. Ma il disegno di legge che ha assorbito gli altri sullo stesso argomento è sempre del Pdl, il 5295, che parte dal dato del 42% di detenuti tra coloro che sono in attesa di giudizio. La carcerazione preventiva, si propone, non deve essere «superiore ai sei mesi».

Un ddl della Lega prevedeva l' obbligatorietà della custodia in carcere solo per gravissimi delitti. Per il Pd si sono molto spese le radicali Bernardini e Poretti, secondo cui il carcere preventivo è «un percorso afflittivo».

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