No Tav, assedio non stop E Monti convoca un vertice

Dopo gli scontri a Bussoleno calma piatta e atmosfera irreale. Solo in serata gli antagonisti tornano a farsi sentire: occupate l’autostrada A32 e la statale Continua la protesta: blocchi in tutto il Paese / Video. E a Milano gli antagonisti belano ai poliziotti: video

No Tav, assedio non stop  E Monti convoca un vertice

dal nostro inviato a Susa

A che cosa è servito il conte­statissimo sgombero, l’al­trasera, dell’autostrada To­rino- Bardonecchia? A nulla. Me­no di 24 ore dopo la riapertura, l’A32 è di nuovo bloccata.Una bar­r­icata di masserizie e falò è stata po­sta nella serata di ieri davanti alla galleria Prapontin, qualche chilo­metro più a monte rispetto al casel­lo di Chianocco teatro della prece­dente occupazione. È stata traspor­tata perfino una scala meccanica per appendere una bandiera No Tav alla volta del tunnel. Sulle carreggiate festeggiano, se­condo la questura, un migliaio di persone tra cui molti anziani, giova­ni e famiglie. Più del doppio delle persone sollevate di peso mercole­dì sera. C’è pure Marco Bruno, l’anarchico filmato mentre scher­niva un carabiniere dandogli della «pecorella»:«Lo insultavo per pau­ra », dice alle stesse telecamere che l’avevano ripreso la prima volta.Le forze dell’ordine osservano da lon­tano, impoten­ti e preoccupa­te. Il premier Mario Monti ha convocato per oggi un vertice di emergenza a Palazzo Chigi con i ministri Cancellieri e Passera, ilsotto­s­egretario Catri­calà e il Com­missario di go­verno per l’alta velocità, Mario Virano. Lo stes­so premier da Bruxelles ha chiari­to: «La linea del governo sulla Tav resta la stessa».

Dovevano bloccare tutto, dap­pertutto, alle 18.E a quell’ora le pro­teste dei No Tav sono dilagate in tut­ta Italia. Ovunque, eccetto che in Val di Susa, dove tutto è nato. L’al­tra notte gli scontri sono stati vio­lenti, le forze dell’ordine hanno li­berato la Torino-Bardonecchia con le cattive. Alle fatidiche ore 18 Alberto Perino, leader storico della protesta contro i treni veloci, era an­cora al pronto soccorso a farsi me­dicare una piccola frattura al gomi­to. Nella piazza del mercato a Bus­s­oleno si era radunata la folla poi ri­versatasi di nuovo sull’A32. Sem­bravano tranquilli, ma il fuoco co­vava sotto la cenere.

Il blocco sull’A32 durava da lune­dì a mezzogiorno. Lo sgombero è stato eseguito con idranti, lacrimo­geni e manganellate; gli agenti han­no fatto irruzione in alcune case e sfasciatounbar(pagherannoidan­ni). Sembrava che i No Tav si voles­sero prendere un giorno di tregua per riorganizzarsi. Fino a metà po­meriggio non si sono fatti vedere. L’autostrada era stata riaperta al traffico nella notte; resta chiuso sol­tanto lo svincolo di Chianocco: bi­sognava ripristinare i guardrail danneggiati e liberare gli ultimi re­sti delle masserizie bruciate dai contestatori. Le rampe di accesso erano presidiate da decine di poli­ziotti con auto, scudi e camionette. Di proteste nemmeno l’ombra. La valle tratteneva il fiato sotto un sole irreale, una cappa di calore che non ha rasserenato gli animi.

La conflittualità è destinata a du­rare. L’assemblea di Bussoleno,co­minciata quasi un’ora dopo il previ­sto, l’ha detto chiaro. «Noi a casa non ci torniamo – ha urlato Perino reggendo il microfono con il brac­cio buono – vi facciamo impazzire tutti».Alcuni No Tav hanno raccon­tato la loro nottata di guerriglia. Ri­volte alle «forze del disordine» so­no volate parole come mattanza, carnefici, bufali impazziti, «le stronzate della Cancellieri». Si al­ternano anziani, mamme, ragazzi dei centri sociali. Marisa, una pen­sionata cui sono stati espropriati terreni alla Maddalena, assicura che non mollerà finché non se ne sarà andato l’ultimo degli operai. Mimmo, un altro anziano malme­nato a Chianocco quando la poli­zi­a ha allontanato i dimostranti dal­l’autostrada, ha candidamente am­messo: «Sono loro a farci diventare violenti. Sono stanco di porgere sempre le solite guance. D’ora in poi reagirò come loro».

Ma il popolo ha bisogno di lea­der. E i leader della rivolta in Val Su­sa sono due: Pe­rino e il centro sociale Askata­suna di Torino. I capi dell’« Aska» non sono rimasti in città a bloccare la tan­genziale, prote­stare s­otto la se­de della Rai o pa­ralizzare la sta­zione Porta Nuova. No: so­no saliti fino a Bussoleno. C’erano le tele­camere di Piaz­za pulita ad at­tenderli. So­prattutto però c’era darende­re i­n mano la si­tuazione.

Van­n­o bene i dram­matici racconti delle manganel­­late, ma biso­gna guardare avanti. È Lele Rizzo, militante storico del centro sociale, a prendere in mano la situazione. È lui a propor­re che l’assemblea si divida in due tronconi: un corteo ad attraversare Bussoleno ma «lontano da Chia­nocco », e un gruppo di auto verso l’Alta valle a tentare di bloccare il traffico verso la Francia.

Ed è sem­pre Rizzo a delineare la strategia del movimento. «Ci hanno fatto ve­dere che non ce n’è per nessuno. Provano a spaventarci. Ma noi non ci arrendiamo. L’obiettivo vero è far nascere altre Val Susa in tutta Ita­lia ». Per ora ci stanno riuscendo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica