Per noi lacrime e sangue ma i nostri politici ignorano i titoli di Stato

Parlamentari poco patrioti: solo due hanno acquistato Btp. Redditi politici: Berlusconi il più ricco, il più povero dichiara 26mila euro

Per noi lacrime e sangue  ma i nostri politici ignorano i titoli di Stato

Roma - L’impressione è che, fiutata l’aria «anti-Casta» sempre più rovente, i nostri onorevoli scelgano il low profile ben sapendo che le loro denunce dei redditi finiranno in prima pagina. Così c’è poco da divertirsi a spulciare quelle 2011, che si riferiscono all’anno prima. Nel pieno della crisi spese pazze i parlamentari le hanno evitate. Forse sapevano più dei comuni mortali che cosa si preparava.
Sì, gira qualche Porsche e un paio di case a Londra e a New York, ma non attirano più barche e ville di lusso, ancor meno i Suv, meglio auto d’epoca più nostalgiche che costose o addirittura le due ruote di una volta.

Proprio nel momento in cui il governo lancia il «Btp day» per invitare le famiglie ad investire sul futuro dell’Italia, colpisce che fra i deputati solo in due abbiano comprato titoli di Stato: Mario Pepe del gruppo Misto per 100mila euro e l’Udc Roberto Rao, che ha investito la metà in buoni del Tesoro.

Chi impazzava in Borsa, quell’anno, era il leader centrista Pier Ferdinando Casini, comprando e vendendo una bella mole di azioni in tutt’Europa. Ha puntato soprattutto sul titolo caro all’attuale ministro Corrado Passera, che allora guidava Intesa San Paolo: 967 azioni, che si aggiungono a partecipazioni in società come la spagnola Iberdrola (464) o la tedesca Bayer (47). Tutto un giro di compra e vendi: dentro 88 Total, 40 Eni, 25 Oreal, fuori 1500 Unicredit, 216 Banco di Bilbao, 277 Deutsche Telecom... «Scelte della banca che gestisce il mio portafogli titoli», spiega Pierferdy. In pole position nel campo azionario anche il leghista Roberto Castelli: oltre a 28mila azioni Unicredit, 5 mila Mediaset e 2mila Banca Popolare di Sondrio, ha acquistato bond a Malta per 60mila euro.

C’è chi preferisce investire in vigneti vicino Aosta come Roberto Nicco (Misto) e chi nel mattone, come l’ex Fli Luca Barbareschi, che compra casa a Manhattan spendendo oltre un milione di euro e come Guglielmo Picchi (Pdl)che si assicura un appartamento a Londra. Renato Brunetta acquista parti di un immobile con terreno sulla via Ardeatina, il veneziano Massimo Donadi (Idv) una casa a Lignano Sabbiadoro. Nell’occhio del ciclone, l’ex braccio destro di Giulio Tremonti Marco Milanese preferisce liberarsi dell’appartamento a Cannes e senza proprietà risulta anche Claudio Scajola. Mettono su famiglia e comprano casa a Roma con stanza per l’erede in arrivo anche i deputati Francesco Boccia (Pd) e Nunzia De Girolamo (Pdl). La coppia bipartisan denuncia identico reddito, ma stato civile differente: lei sposata, lui no, ma solo perché le nozze sono di fine dicembre 2011.

Quanto alle auto, quelle italiane tirano poco, mentre vanno forte le tedesche: Audi, Bmw, Mercedes. V’incuriosisce chi ha comprato la Porsche? Giorgio Holzmann del Pdl. Il collega di partito Giuseppe Vegas (ora al vertice Consob) ne ha venduta una modello Boxer ripiegando su una Bmw e Giorgio Conte di Fli ha rottamato la sua.
Il Suv lo possiedono solo in due, i Pdl Maurizio Paniz e Marco Botta.

Lasciamo perdere la triste e diffusa compravendita di piccole Panda, 500, Y10 e Punto e scopriamo chi ha invece la passione per auto e moto «d’epoca». Valerio Cattaneo(Pdl) tiene in garage una Lancia Appia del ’57, Domenico Nania (Pdl) addirittura una Topolino del ’51, Stefano Allasia (Lega) una 500 del ’72, Valentino Valentini (Pdl) una Vespa dell’’85.

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