"Da oggi cure con Stamina o chiamo la polizia"

Dai letti d'ospedale ai tribunali: Andolina, forte del responso dei giudici, minaccia per imporre la "sua" terapia

"Da oggi cure con Stamina o chiamo la polizia"

Un medico, Marino Andolina, rinviato a giudizio per truffa che minaccia di chiamare la polizia se non si eseguono i suoi ordini in un ospedale pubblico. Una «cura» bocciata dalla comunità scientifica mondiale imposta per sentenza da giudici. Dottori che si appellano all'obiezione di coscienza per non somministrare una terapia ritenuta pericolosa, rischiando la denuncia per omicidio. In questo frullatore impazzito che è la vicenda Stamina c'è pure un gruppo di genitori disperati che di fronte alle sofferenze dei figli si aggrappa a quella che vede come una speranza di sopravvivenza. Speranza alimentata da persone che, almeno secondo la Procura di Torino, stanno lucrando sulla loro tragedia per ricavarne profitti in termini economici e di notorietà. Nel caso Stamina si sono viste cose che nessuno mai avrebbe potuto immaginare.

No, non viviamo in un Paese “normale“.

La debolezza delle istituzioni responsabili e l'alta conflittualità tra poteri dello Stato sono le cause della degenerazione di una vicenda drammatica le cui conseguenze potranno essere valutate soltanto con il tempo. Quanta credibilità hanno fatto perdere alle istituzioni il conflitto fra l'Agenzia del Farmaco organo del ministero della Salute che bloccò le infusioni perchè giudicate pericolose e lo stesso ministro della Salute, Renato Balduzzi, che invece ordinò un nuovo via libera della terapia per decreto? E il conflitto tra giudici?

Uno ordina di dare la cura e l'altro rinvia a giudizio i responsabili di quella cura per truffa. E poi l'ultimo atto. Il presidente del Tribunale di Pesaro Mario Perfetti che nomina commissario ad acta Andolina e il Consiglio superiore della Magistratura che trasmette il fascicolo alla procura generale di Cassazione per valutare se esistano i presupposti per un provvedimento disciplinare nei confronti di quel giudice.

Intanto presso gli Ospedali Civili di Brescia oggi dovrebbero riprendere le infusioni di staminali secondo il metodo messo a punto da Davide Vannoni su uno dei piccoli pazienti che erano già stati sottoposti a terapia, visto che Perfetti ha nominato Andolina, braccio destro di Vannoni, commissario ad acta per le infusioni. E Andolina pur se rinviato a giudizio può ordinare all'ospedale di somministrare le infusioni, avvertendo il direttore generale Ezio Belleri che sarà considerato responsabile della morte di quel bambino se non si procede con la terapia. E i familiari del bimbo tramite il loro avvocato, Tiziana Cucco, chiedono al Csm di non creare problemi con l'ordinanza di Pesaro perchè altrimenti si condannerebbe a morte il piccolo che, assicurano, con le prime infusioni è migliorato.

Tutto questo accade dopo la bocciatura del metodo Stamina da parte di tutti gli esperti. Non solo i “padri“ del metodo sono stati rinviati a giudizio ed indagati in due diverse inchieste della Procura di Torino. Ci sono ex pazienti che li hanno pubblicamente accusati di aver estorto loro del denaro in cambio di miracolose guarigioni.Per Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Luca Coscioni, sono inequivocabili le responsabilità del ministero della Salute. In primis dell'ex ministro Balduzzi che ha dato il via libera alla ripresa delle infusioni e ora però anche dell'attuale ministro, Beatrice Lorenzin.

Nonostante l'indagine della Procura di Torino, nonostante la sentenza della Corte di Strasburgo (che ha considerato non illegittimo negare la cura Stamina perchè di efficacia non comprovata ndr.) dice la Gallo, «il ministro è rimasto inerte e permette di somministrare in un ospedale pubblico una cura che non ha superato alcuna sperimentazione scientifica».

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