Roma - Monti non è disposto a scommettere nemmeno un euro sulla riuscita di Bersani come capo del prossimo governo. E già scalpita per tornare sotto i riflettori. Secondo il premier uscente il matrimonio d'interessi tra Pd e Movimento 5 Stelle è destinato a morire prima ancora di nascere e pur di evitare questo scenario è disposto a guidare un esecutivo di scopo. Quindi bocciatura sonora per gli otto punti di Bersani.
E mentre al Pd accusano il colpo, ecco arrivare la seconda mazzata. E arriva da Matteo Renzi che già pensa al prossimo turno elettorale magari con una legge elettorale modificata. «Se ci saranno le condizioni, mi candiderò». Insomma sostegno a Bersani, ma se il suo tentativo di formare un governo dovesse fallire, Matteo Renzi è pronto a candidarsi per la premiership.
Intanto Monti si sta attivando affinché possa riuscire a vedere la luce un governo di coesione nazionale, ma senza il Movimento 5 Stelle. È questa la posizione che il premier uscente ha esposto agli eletti di Camera e Senato, secondo quanto riferito da diversi parlamentari presenti alla riunione.
Per vedere realizzato questo progetto, tuttavia, si renderebbero necessari presidenti di Camera e Senato capaci di svolgere un ruolo di mediazione tra le varie forze del Parlamento. In questo quadro ovviamente l'aspetto più rilevante sarebbe l'apertura al Pdl da parte di Scelta Civica; e questo proprio per garantirsi quel pilastro necessario a un governo di scopo che oltre a evitare il voto anticipato porti a buon fine le riforme più urgenti in campo economico. A questo punto, nonostante il modesto risultato elettorale ottenuto da Scelta Civica, Monti potrebbe tornare in gioco e prima di partire per Bruxelles, dove oggi partecipa al Consiglio europeo riunito per discutere di competitività, crescita e occupazione, lancia la sua di proposta. Più snella di quella di Bersani. Solo misure essenziali ancorate - guarda caso - alle linee guida europee: il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e il pagamento immediato di una parte dei debiti della pubblica amministrazione. Oltre ovviamente alla riforma della legge elettorale (magari con l'introduzione del doppio turno di collegio, come auspica tra gli altri Carlo Calenda sul sito di Italia Futura), il taglio dei parlamentari e il cambiamento del ruolo del Senato.
La notizia più forte che emerge dalla riunione dei parlamentari di Scelta Civica resta la chiusura al progetto bersaniano. Gli otto punti non sono più prioritari per un governo di scopo (a guida Monti ovviamente). Non solo: nel corso della riunione, il professore ha spiegato che Scelta Civica non aspira a poltrone alla Camera o al Senato. Posizione che poi, una delegazione montiana, ha portato sul tavolo del Pd. «Non partecipiamo al mercato delle cariche istituzionali - spiegano i montiani - se non si discute di come si intende guidare il Paese». Dunque no a un esecutivo con i grillini e no anche alla possibilità che a guidare un ramo del Parlamento sia un esponente del Movimento 5 Stelle, o l'espressione di un accordo con i Cinque Stelle, che poi potrebbe essere di ostacolo sul percorso delle riforme e dell'Unione Europea.
E da qui nasce il rilancio del dialogo con il Pdl per un accordo di coesione nazionale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.