Otto giorni al governo: voto su Iva e Imu, poi basta

Il Cavaliere ai gruppi Pdl: "Finita la nostra esperienza nell'esecutivo. Votiamo su tasse e legge di Stabilità in una settimana". Ma Cicchitto: 2Allora diamo la fiducia..."

Fabrizio Cicchitto
Fabrizio Cicchitto

Nessuna nuova fiducia «perché la nostra esperienza al governo è finita». La piena disponibilità a votare lo stop all'Imu e all'Iva nel giro di una settimana. E poi dritti verso le urne per restituire subito la parola agli italiani, senza governicchi di sorta.
Silvio Berlusconi interviene all'assemblea dei gruppi del Pdl e chiarisce la sua strategia, adoperandosi per la ricucitura interna, dopo le frizioni nate all'indomani delle dimissioni dei ministri. Il primo messaggio il leader di Forza Italia lo invia a chi ritiene che nella sua scelta si sia fatto influenzare dall'ala dura del partito. «Ho deciso da solo nella notte perché gli italiani non capivano come avremmo fatto a stare al governo con la sinistra dopo che i nostri parlamentari si erano dimessi».
Il secondo messaggio lo spedisce a chi ancora spera in un salvataggio last minute del governo Letta. «Se mercoledì ci sarà la fiducia voteremo no. Da parte nostra, comunque, c'è la disponibilità, nel giro di una settimana o poco più, a votare la legge di Stabilità, a condizione che non contenga nuove tasse e preveda il blocco dell'aumento Iva e la conversione del dl Imu. Il decreto Iva sarà approvato. Abbiamo le coperture per 10 miliardi: no all'aumento di benzina e simili. Sarebbe una follia aumentarla. La linea politica economica di Letta è minimalista e rinunciataria». Ma poi, aggiunge, un attimo dopo si deve restituire «la parola agli elettori e bisogna schierarsi convintamente contro eventuali governicchi con maggioranze raffazzonate, transfughi e con gente scappata di casa. Dobbiamo tornare al voto e vincere le elezioni».
C'è poi il capitolo relativo ai malumori interni e alle accuse dei ministri contro i «cattivi consiglieri» che lo avrebbero influenzato nelle sue scelte. Berlusconi dopo la mediazione andata in scena all'ora di pranzo a Palazzo Grazioli, rivolge una sorta di appello ai suoi parlamentari. «Non diamo all'esterno l'impressione che sta dando il Pd, dobbiamo restare uniti, assolutamente uniti. I panni sporchi si lavano in famiglia, ma i ministri si sono mossi in buona fede. Dobbiamo spiegare agli italiani le nostre ragioni. Forza Italia non è un movimento di estremisti». E a proposito delle annunciate dimissioni di massa dei parlamentari, Berlusconi le congela, confessando: «Quelle lettere sono il più bel regalo che mi avete fatto. Ma ora non posso che respingerle». Infine torna ad attaccare la magistratura ma anche chi sta facendo di tutto per accelerare la sua decadenza da senatore. «C'è stata una duplice situazione anti-democratica, da una parte la magistratura politicizzata che è un cancro della democrazia e dall'altra la retroattività della legge per eliminare dalla scena politica il leader dei moderati. Una cosa mai vista». Berlusconi si sofferma anche sulla vicenda Mediaset: «Ho sempre pagato le tasse, a costo di avere contro i colleghi che evadevano. L'uso politico della giustizia è un cancro della democrazia, in altri Paesi la magistratura non ha un potere incontrastato come in Italia». In particolare, il leader di Forza Italia si scaglia contro Magistratura democratica definendola «una associazione prevalentemente segreta, sono noti solo i dirigenti e i candidati. Per i giudici di Md c'è democrazia solo se la sinistra è al potere. Siamo in una democrazia dimezzata. Non ho evaso le imposte, non lo ha fatto Mediaset. Io non avevo potere decisionale in Mediaset, e non sono affatto socio di Agrama».
Quella che si prospettava come una riunione dai toni accesi in cui sarebbe emerso il dissenso interno si risolve in tempi piuttosto brevi perché a parlare è solo Berlusconi. Alla fine è il solo Fabrizio Cicchitto a chiedere di intervenire. La riunione non prevede, però, il dibattito. «Ho chiesto un approfondimento e, cortesemente, mi è stato detto che è rinviato ad altra occasione. Oggi ho sentito qualche elemento di novità ma se non si sciolgono i nodi politici quella di oggi è una decisione che rimane appesa. Nel Pdl non c'è smottamento ma il chiarimento è stato solo sfiorato e ci sono alcuni nodi che non sono stati sciolti. Se si congelano le dimissioni dei ministri vengono meno le ragioni per un voto di fiducia, altrimenti il Pdl deve votare la fiducia».

Di avviso opposto Mariastella Gelmini che con un tweet invia un messaggio ai tanti che in queste ore hanno evocato, da sinistra, una emorragia di «responsabili» pronti ad appoggiare un Letta-Bis. «Tutti uniti con il presidente Berlusconi in Forza Italia. Chi ci vuol male rimarrà deluso».


di Fabrizio de Feo

Roma

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