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Il Pd smascherato in Aula: «Partito in mano ai lobbisti»

Il Pd smascherato in Aula: «Partito in mano ai lobbisti»

Roma«Fuori i mercanti dal tempio» e fuori le slot machine dal decreto Salva Roma. Due slogan pesanti ed efficaci. Il primo urlato dai grillini all'indirizzo dei lobbisti (di area Pd), il secondo sussurrato da quei parlamentari della maggioranza imbarazzanti dall'emendamento che consente al governo di ridurre i trasferimenti verso Regioni ed enti locali dove sono emanate norme limitative del gioco d'azzardo.
Almeno su quest'ultimo punto si registra un'inversione di marcia da parte del governo guidato da Letta. Forse oltre l'imbarazzo ha potuto il pressing del neo segretario del Pd Matteo Renzi che riguardo la norma ha usato espressioni tutt'altro che opache («È pazzesco, allucinante»). «Per noi la norma sulle slot machine può essere cancellata immediatamente - aggiunge il vicepremier Angelino Alfano (Ncd) - Evidentemente quando è stato presentato l'emendamento è stato calcolato l'impatto economico della norma, ma non quello politico, culturale e soprattutto mediatico».
I deputati del Movimento 5 Stelle hanno usato espressioni altrettanto forti contro lo strapotere delle lobby in Parlamento. Scandaloso - hanno ribadito ancora ieri in aula durante il voto per la legge di Stabilità - che il Partito democratico si faccia comandare a bacchetta non dal segretario o dal premier bensì da abili lobbisti che hanno facile accesso alle stanze che contano. Nel ruolo del censore c'è questa volta Girgis Giorgio Sorial, il giovane deputato grillino che nel corso del dibattito in Aula ha usato più volte toni e parole tutt'altro che diplomatiche all'indirizzo del partito del premier. «Questo governo - ha aggiunto - è fallimentare e fallito perché permette agli squali di mettere mano ai conti dello Stato. Mentre lavoravamo in commissione c'erano in giro lobbisti di ogni genere. Mercanteggiavano e barattavano la sicurezza degli incarichi con la garanzia che i propri privilegi e interessi non sarebbero stati toccati». Sorial ha quindi ricordato il nome del relatore Maino Marchi (Pd), non casuale, a suo giudizio, «per una legge che deve essere chiamata marchetta».
Sorial si è spinto oltre e ha rivelato il nome del presunto lobbista che avrebbe avuto l'impudenza di vantarsi al telefono, proprio nell'anticamera della commissione Bilancio, di aver «fatto bloccare l'emendamento che prevedeva il taglio delle pensioni d'oro». In Aula la protesta dei grillini non ha risparmiato nemmeno la faccia di Luigi Tivelli, ex funzionario della Camera e, secondo i parlamentari del Movimento 5 Stelle, lobbista di area Pd. Mentre Sorial stigmatizzava il dilagare dell'attività lobbista dentro le istituzioni, i suoi colleghi mostravano volantini con sopra la faccia dell'«indagato».

Raggiunto al telefono dalle agenzie di stampa il diretto interessato ha smentito la sua «funzione», giustificando la sua presenza alla Camera per ricerche documentali per un libro. «Quelle parole al telefono? Con i miei amici siamo soliti usare ironia e iperboli, figure retoriche che i grillini non conoscono».

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