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Il Pdl cerca l'ultima mediazione. Lo scoglio è il sostegno a Letta

A 24 ore dal Consiglio nazionale mediatori in campo per una sintesi. Gli alfaniani chiedono un impegno sull'appoggio al governo, i lealisti non ci stanno

Il Pdl cerca l'ultima mediazione. Lo scoglio è il sostegno a Letta

Roma - In un clima di reciproci sospetti, nel Pdl va in scena l'ultima mediazione. A ventiquattro ore dal Consiglio nazionale «lealisti» e «innovatori» provano a verificare se la volontà di Silvio Berlusconi di scongiurare un divorzio conflittuale, con conseguente scissione, sia praticabile. Come spesso accaduto in queste difficili settimane sono i «pontieri» Paolo Romani, Maurizio Gasparri e Altero Matteoli a fare da ufficiali di collegamento tra i due schieramenti e cercare una mediazione forse impossibile. Un tentativo disperato che si infrange contro un muro: quello rappresentato dalla volontà degli alfaniani di sostenere il governo «a prescindere». L'idea sulla quale le due correnti provano a esercitare le residue capacità diplomatiche prevede alcune modifiche al documento votato nell'ultimo Ufficio di presidenza. Di fatto STO]si cerca di sancire il diritto di rappresentanza per tutte le componenti e separare la decadenza di Berlusconi dai giudizi sul governo, attraverso una dizione vaga che preveda un sostegno all'esecutivo legato «alla capacità di interpretare le ragioni del popolo moderato e tutelarne gli interessi».

Il tentativo di ricucitura si rivela, però, sereno quanto una passeggiata su di un campo minato. E attorno alle 19 persino i pontieri gettano la spugna, con Maurizio Gasparri che detta una dichiarazione che suona come un invito ai capicorrente per un supplemento di riflessione. «Fino all'ultimo momento cercherò di mantenere unito il partito. Mi rifiuto anche solo di immaginare scenari diversi. Lavorerò alacremente insieme ad altri per quest'obiettivo». Anche le voci degli alfaniani appaiono incrinate da dubbi e perplessità. Roberto Formigoni fa sapere di aspettarsi da Berlusconi «il rinvio del Consiglio nazionale. Lo abbiamo chiesto, attendiamo risposta». Simona Vicari, a sua volta, punta il dito «contro i falchi che remano contro Berlusconi e vorrebbero trasformare il Consiglio nazionale in una corrida». E Gaetano Quagliariello dice che «senza chiarezza non si entra in casa d'altri e non si va a guastare la festa». Sull'altro fronte uno dei leader dello schieramento «lealista» usa parole molto dirette per spiegare lo stato dell'arte. «Parliamoci chiaro: il clima è avvelenatissimo e la mediazione è impossibile perché il governo o lo sostieni anche dopo il 27, giorno in cui si vota la decadenza, o non lo sostieni. Non esiste una terza opzione. La partita della pacificazione ormai è sostanzialmente ingiocabile». Insomma il Consiglio nazionale, di fronte a una dicotomia così forte, può solo assumere una valenza notarile: o certifica la rottura o indica una tregua non risolutiva. Anche perché su questo la posizione degli alfaniani è netta: «Se non c'è accordo noi non ci presentiamo e non ci sarà nessuna conta».

Gli «innovatori», in realtà, conservano una speranza. Sono convinti che l'influenza di Fedele Confalonieri, Gianni Letta e della famiglia Berlusconi alla fine potrebbe rivelarsi decisiva per la sopravvivenza del governo. Oltretutto, insistono, per Berlusconi potrebbero arrivare novità processuali dai ricorso presentati in sede europea e nuove carte dagli Stati Uniti che porterebbero alla riapertura del processo Mediaset. Sull'altro fronte Raffaele Fitto e Denis Verdini scongiurano il presidente e gli chiedono di non cedere alla dittatura della minoranza, facendo presente che i numeri in Consiglio nazionale - a cominciare dalla Lombardia ma anche nella Liguria di Claudio Scajola - stanno assumendo proporzioni schiaccianti a favore dei lealisti.

Inoltre, aggiungono, molti di coloro che sono schierati con Alfano in caso di scissione tornerebbero alla casa madre berlusconiana. Al netto di bluff e controbluff, comunque, il nodo vero resta il governo e quella blindatura dell'esecutivo che i falchi ritengono impossibile da accettare. Pena il distacco definitivo dall'elettorato di riferimento.

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