La distanza c'è. Al punto che se ad Arcore Silvio Berlusconi va ripetendo da giorni nelle sue conversazioni private che il Pdl va «chiuso» o addirittura «regalato», a Bucarest Angelino Alfano riunisce la delegazione del partito presente al Congresso del Ppe e descrive il suo progetto per recuperarlo. Per il primo, insomma, di speranze non ce ne sarebbero più o quasi e l'idea è quella di dar vita a un listone civico con facce nuove e che al Pdl ci pensi qualcun'altro; per il secondo, invece, la partita è ancora tutta da giocare, al punto che mercoledì sera dopo cena il segretario ha voluto riunire in una sala del Parlamento rumeno i 40 e passa tra parlamentari ed eurodeputati presenti a Bucarest per illustrare i prossimi passi. Al tavolo degli oratori Alfano, Mario Mauro, Antonio Tajani e Antonio Leone, seduti in platea tutti gli altri. Con l'ex Guardasigilli che invita i presenti a «radunare le truppe», annuncia una serie di incontri territoriali per novembre («le primarie delle idee») eppoi un grande evento a dicembre per rilanciare il partito. «Anche il presidente Berlusconi mi sembra sia sul punto di dire di sì», conclude Alfano.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali, dunque, una certa lontananza tra i due c'è. Se non altro perché da mesi il Cavaliere insiste nel voler abbandonare i rituali della vecchia politica e tornare ad un movimento snello sulle orme della Forza Italia del '93 (lo ha confidato più volte non solo a decine di parlamentari, ma l'ha pure detto chiaro e tondo in diverse riunioni con i big di via dell'Umiltà) mentre Alfano ancora mercoledì sera descriveva un percorso tipico di un partito tradizionale. Ancora due giorni fa, sempre in privato, Berlusconi è tornato sull'argomento. È un anno - il senso del suo ragionamento - che chiedo un rinnovamento del partito, che parlo di volti nuovi e che li prego di non mandare più in televisione le stesse impresentabili facce e finisce che mentre noi restiamo fermi è il Pd a cambiare. Uno sfogo che la dice lunga su come l'ex premier stia vivendo l'immobilismo del Pdl.
In un clima simile era quindi inevitabile che l'intervista di Daniela Santanchè al Foglio sortisse l'effetto di una bomba al napalm. Non solo perché l'ex sottosegretario definisce il Pdl «un cancro» e chiede le dimissioni di Alfano e di tutti i vertici, ma anche perché lo fa dalle colonne del quotidiano di Giuliano Ferrara, notoriamente una «colomba» e piuttosto in sintonia con il Cavaliere. Il primo a replicare è Osvaldo Napoli seguito da una vera e propria contraerea di dichiarazioni e di post su Twitter. Ma ad essere davvero bombardato è il centralino di Arcore, dove in molti vanno cercando chiarimenti e qualcuno smentite. Berlusconi, però, è alle prese tutta la giornata con gli avvocati, in vista dell'udienza Ruby in programma questa mattina e della questione si occupa poco.
Alla fine, quando sono ormai le sette di sera, è Paolo Bonaiuti a prendere le distanze: «Le opinioni espresse dalla signora Santanchè sono frutto di suoi ragionamenti politici personali e non esprimono affatto il pensiero del presidente Berlusconi». Quasi il minimo sindacale dopo che per un giorno intero tutto il Pdl (da Alfano in giù sono decine e decine i dichiaranti) va all'assalto della Santanchè.
Tanto che qualcuno racconta di una telefonata dai toni un po' accesi tra il Cavaliere e Alfano ancora ieri pomeriggio, prima della precisazione di Bonaiuti. L'ultima di una serie, visto che anche giorni fa - prima sul passo indietro e poi sulla gestione del dossier Lombardia - ci sarebbero state delle incomprensioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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