Roma - La notte non è ancora calata sulle larghe intese. Però le ombre si allungano sempre più e individuare una luce alla fine di questo agosto rovente appare davvero complicato. Dopo la sentenza della corte di Cassazione, la tensione nella maggioranza continua a salire. Il Pdl continua a polemizzare con Guglielmo Epifani, per la richiesta di dimissioni di Silvio Berlusconi dal Senato. «È stata una provocazione» dice Maurizio Lupi, «il Pd ci dica chiaramente se vogliono continuare a stare in questo progetto oppure no». Sull'altro fronte Laura Puppato fa cadere benzina sul fuoco definendo Berlusconi non solo ineleggibile ma anche incandidabile. «Purtroppo, e penso ad esempio alle dichiarazioni fatte da Bondi, l'affidabilità del Pdl in questo momento è in fortissima discussione».
Di fronte a questo scenario apparentemente balcanizzato, Berlusconi continua a predicare attesa e nervi saldi. La situazione resta fluida. Il partito è pronto a spingere sull'acceleratore ma non c'è ancora il segnale di battaglia. Il presidente del Pdl ha fatto sapere che dal 16 agosto in poi tutti devono sentirsi in campagna elettorale. E i dirigenti si confrontano su quali iniziative mettere in campo: dal «tour della verità e della solidarietà» in alcune località balneari, fino all'idea di far alzare in volo alcuni aerei sopra le spiagge italiane il giorno di Ferragosto, per dare un «segnale di vitalità, orgoglio e appartenenza». Chi ha avuto modo di confrontarsi con lui lo ha sentito ancora colpito dalla sentenza. Berlusconi ha anche aggiunto di non aspettarsi nulla dal Csm in merito all'intervista del giudice Esposito. «Cane non mangia cane», il suo commento. E a chi gli chiede come si stia orientando rispetto all'opzione tra domiciliari e lavori socialmente utili risponde che il problema non lo riguarda. Di certo Berlusconi ha tratto grande conforto umano dalla manifestazione di domenica scorsa. «Mi avete ridato voglia, sentimento e desiderio di combattere. Voglio che in ogni città italiana ci sia al più presto un club di Forza Italia». Ma oltre alle note liete nel sit-in di via del Plebiscito ce n'è stata anche una stonata. Dei circa 200 parlamentari del Pdl a manifestare ce n'erano circa la metà. Una «diserzione» dovuta a pigrizia o forse alla (errata) convinzione che Berlusconi non partecipasse che ha lasciato strascichi visibili nel partito. «Il sottotitolo della nuova Forza Italia dovrà essere: economia, giustizia e libertà. E nelle future liste elettorali parlamentari dovranno esserci solo uomini liberi e forti» dice Mario Mantovani, uomo molto vicino al leader del centrodestra.
L'ipotesi che gli argini si possano rompere, insomma, non è certo derubricata tra le varie ed eventuali. E nessuno sembra prendere minimamente in considerazione una campagna elettorale senza Berlusconi. «Sarà presente o fisicamente o moralmente. Dopo la condanna il simbolo Berlusconi è ancora più forte perché paga in prima persona per le sue battaglie» dicono in coro del Pdl. In realtà, però, la data possibile è ancora avvolta nelle nebbie. «Non si possono sciogliere le Camere prima che la Corte costituzionale si sia pronunciata sulla legittimità della legge elettorale» spiega Gaetano Quagliariello. «Quindi niente elezioni sui radar della politica prima del 3 dicembre».
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