Pier Luigi fa il kamikaze ma i suoi litigano su tutto

Il segretario pretende l'incarico e la fronda contro di lui è già in agguato. Un parlamentare: "Per Grasso al Colle pronti 100 franchi tiratori". Psicodramma donne, scontro sugli incarichi

Pier Luigi fa il kamikaze ma i suoi litigano su tutto

A sera, mentre al Quirinale proseguono le consultazioni e anche dai montiani arriva un messaggio poco rassicurante («O Bersani ha in tasca una soluzione, o noi non siamo disponibili ad andare a farci battere al Senato con lui», spiega uno degli esponenti centristi), dal Nazareno parte una raffica di mail.
Il segretario Pd invia a «deputati e senatori di tutte le forze politiche» il suo programma in 8 punti per «il cambiamento», chiedendo a ciascuno «di assumersi la propria responsabilità davanti al paese». Una iniziativa che non fa certo pensare a un Bersani pronto a gettare la spugna davanti alla crescente incertezza dei numeri, né intenzionato a passare la mano per un giro ad un altro «esploratore» (ipotesi che pure ieri circolava, avallata da esponenti di peso del Pd) con l'obiettivo di tornare in campo dopo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Bersani, dicono i suoi, è deciso ad andare avanti in prima persona, a ottenere un incarico da Napolitano e a cercare i voti per un suo esecutivo. Lo dice Nichi Vendola dopo l'incontro al Colle: «La prova ora spetta a Bersani».

Lo spiegava Vasco Errani, braccio destro del segretario Pd, a un perplesso compagno di partito: «Non è una operazione impossibile, il governo di Pier Luigi, se si riesce a mettere con chiarezza i grillini, e non solo loro, davanti alla scelta tra il cambiamento o la palude dell'inciucio». Nel frattempo, e nonostante le resistenze di una parte non secondaria dei gruppi parlamentari, ai medesimi grillini ci si appresta a concedere molto di quel che - unilateralmente - reclamano: i posti di questore (almeno uno), le vicepresidenze, la presidenza di qualche importante commissione. Ben sapendo che, nonostante il tentativo di captatio benevolentiae, quelli continuano a rispondere picche ad ogni avance e spiegano: non appoggeremo alcun tipo di governo, tranne il nostro. Tanto che qualcuno, ieri, cominciava ad avanzare dubbi sul fatto che Napolitano, al termine delle consultazioni, abbia gli elementi per affidare un incarico a Bersani: «Se è vero che il presidente sta seguendo il criterio di non partire dal nome, ma dai possibili punti di convergenza tra le forze politiche, alla fine l'identikit che viene fuori potrebbe non corrispondere al profilo del segretario Pd», argomentava Pino Pisicchio, capogruppo del Misto eletto con il Centro democratico di Tabacci, alleato del centrosinistra. Nel Pd, in questo clima di incertezza, salgono intanto i malumori e aumenta il pericolo di fronde.

«Un dirigente ex Ppi mi ha garantito che se per caso Bersani propone Piero Grasso per il Quirinale, nel gruppo sono già pronti 100 franchi tiratori per affondarlo», confidava un parlamentare. La vicenda del voto al capogruppo, con quasi 100 dissidenti, è stata solo un primo segnale. E già ieri in diversi di mordevano le mani: «Se avessimo avanzato una candidatura alternativa, in quel clima renziani e Giovani turchi si sarebbero saldati e lo avremmo eletto», assicura un altro.

E intanto va in scena lo psicodramma delle donne, che reclamano posti nel gruppo e in Parlamento ma poi si litigano furiosamente sui nomi: ieri è stato tutto un susseguirsi di riunioni di donne giovani contro donne anziane, donne «turche» contro donne renziane contro donne franceschiniane contro donne bersaniane, «donne con le autoreggenti e donne col collant», ironizzavano gli esasperati compagni di partito. Che a sera, in mancanza dell'attesa «rosa di 20 nomi» promessa dalle donne Pd, hanno convocato una goliardica riunione di «maschi anziani» nel segno di Fantozzi: «I posti alle donne, a noi il rutto libero».

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