La poliziotta: «Bisogna spiegare a quali rischi si va incontro»

La poliziotta: «Bisogna spiegare a quali rischi si va incontro»

Grandi prima del tempo, volti imberbi con l’anima spesso già segnata. Duri eppure fragili come argilla, rapidi e vulnerabili come questo Millennio che cambia le esistenze.
«Sulla droga ne sanno più dei loro genitori». Giorgia Iafrate, dirigente della Vi sezione della Squadra mobile milanese, da qualche mese gira tra scuole e parrocchie. Per spiegare cosa fare, come salvare questi nostri ragazzi attirati da «gatti e volpi» metropolitani. Dopo l’Inghilterra l’Italia è il secondo mercato dell’eroina e uno dei primi per la cocaina.
Qual è il ruolo della famiglia?
«Spesso c’è molta distanza tra genitori e figli-spiega la giovane commissaria-. Poca dialettica, altrettanto poco confronto. E quando si parla di stupefacenti a 15-16 anni, ne sanno molto più dei genitori. Ciò non significa necessariamente che si droghino».
Come capire se qualcosa non quadra?
«I sintomi sono abbastanza evidenti. I ragazzi si mostrano stanchi, svogliati, irascibili. Sono tanti, magari piccoli, i segnali. Ma ripetuti: dagli improvvisi sbalzi di umore alla scarsa disponibilità a parlare e a stare in famiglia. Poi il calo del rendimento scolastico, l’abbandono delle normali attività, a partire dalla voglia di far sport al cambio di amicizie apparentemente inspiegabile. Anche l’aspetto fisico può essere un campanello d’allarme: occhi arrossati, strani raffreddori, disturbi del sonno, dell’appetito».
Ma gli adolescenti si confidano con voi, gli «sbirri»?
«Mai. Fanno domande in terza persona: “Sa c’è un mio amico che si fa gli spinelli, cosa succede se lo beccano?”. “E se gli altri lo fanno e lui no, ma vengono fermati?”
Sembrano preoccupati più dai rischi con la giustizia che da quelli per la propria salute?
«E proprio questo è un deterrente. La maggior parte di loro non conosce la legge, non sa che basta essere sorpresi a fumare uno spinello per vedersi precludere un pezzo di futuro. Come per esempio il non poter partecipare a concorsi pubblici.
Come prevenire?
«Lo ripetiamo spesso alle famiglie: parlate con i vostri figli senza mai sottovalutare le loro problematiche. Cercando di far crescere l’autostima, proponendogli sempre nuovi interessi. Hobby, sport e non solo la scuola.

Insomma dar loro degli obbiettivi. E soprattutto farli sentire amati e ascoltati, accettando le loro idee e opinioni».
Qual è l’età più delicata per i ragazzi?
«Dai 13 ai 18 anni».
Chi rischia di più?
«I maschi. Si sette casi su dieci.

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