MilanoPrima ha scritto due lettere, che ha lasciato in bella vista sulla sua scrivania. Poi si è alzato in piedi, si è puntato la pistola d'ordinanza alla tempia e davanti alla porta del suo ufficio alla quinta sezione della Squadra mobile, al secondo piano della questura, si è sparato. La drammatica scomparsa di Sandro Clemente, ispettore 48enne di origine aquilana ma residente a Monza con la moglie da parecchi anni, lascia la polizia milanese e tutti quelli che lo conoscevano in uno stato di prostrazione infinita. Pacato, perbene, gran lavoratore, Clemente era una persona molto amata all'interno di un ambiente di lavoro spesso non facile. Un uomo molto introverso e riservato, ma sul quale - sia i capi che i colleghi - sapevano di poter sempre fare affidamento sia dal punto di vista professionale che umano.
Una gran bella persona, insomma. Che aveva lavorato con successo quasi esclusivamente negli uffici investigativi della questura. Negli anni Sandro Clemente si era occupato infatti prima di minori e violenze sessuali, quindi era passato alla sezione di criminalità straniera e ora era ispettore nella sezione che si occupa di furti, rapine e reati contro la pubblica amministrazione. E infatti ieri mattina è stato sottolineato che quest'uomo taciturno ma laborioso, ha sempre ottenuto il massimo nei giudizi che i dirigenti della Squadra mobile elaborano annualmente sul personale. Anche l'attuale, Alessandro Giuliano, non aveva esitato a esprimergli recentemente tutta la sua ammirazione per il lavoro svolto.
Il suo gesto, avvenuto alle 7.45 - poco prima, quindi, dell'inizio dell'orario di lavoro, che in questura parte ufficialmente alle 8 - ha lasciato tutti attoniti in via Fatebenefratelli. I colleghi che lo conoscevano, anche quelli che avevano lavorato con lui in passato, saputo dell'accaduto, ieri si sono precipitati increduli in questura. Molti sono scoppiati a piangere in ufficio.
Il questore Luigi Savina, che è stato dirigente alla Squadra mobile di Milano dal 2000 al 2004 e quindi conosceva e apprezzava Clemente da anni, ieri mattina ha voluto incontrare la stampa insieme a Giuliano. Commosso, il questore ha spiegato che da una delle due lettere (una è di commiato per i famigliari, l'altra è, per ora, top secret, ed è stata consegnata alla magistratura) emerge «un momento di fragilità che il collega stava attraversando e di cui purtroppo non siamo riusciti ad accorgerci». Savina è stato chiaro: al momento è escluso che l'ispettore si sia tolto la vita per motivi personali, di salute o legati a casi su cui stava indagando. Tuttavia i colleghi, che non si danno pace, si dicono certi che le ragioni del suicidio, se non sono legate a un'indagine specifica, sarebbero però da collegarsi all'ambiente di lavoro di Clemente. «Altrimenti avrebbe potuto togliersi la vita altrove: il fatto che lo abbia fatto proprio in ufficio è significativo» dichiarano in molti.
Nei prossimi giorni si svolgerà l'autopsia, quindi saranno celebrati i funerali. Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta della magistratura. I sindacati per ora non si sbilanciano. Per rispettare il dolore dei famigliari e in attesa degli accertamenti sanitari e degli inquirenti.
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