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Polverini riparte: "Il Cav mi ha detto di proseguire"

Dopo lo scandalo dell'ex capogruppo Pdl Fiorito, il presidente della Regione: "Va cacciato"

Roma Come promesso lunedì, sull'onda delle polemiche esplose nel Lazio con l'affaire Fiorito, la Polverini si trasforma in Renata «mani di forbice» e taglia fondi, sfronda auto blu, cancella commissioni e riduce persino gli scranni da consigliere. Tutto con la benedizione di Silvio Berlusconi, racconta lei: «Mi ha detto che io non c'entravo niente con questa vicenda e che dovevo andare avanti. Sono stati in tanti a darmi la forza di proseguire». E tra i tanti, anche il leader Udc Pier Ferdinando Casini («Mi ha appoggiato in questa battaglia», spiega, commentando poi come «fantapolitica» la sua trasmigrazione con i centristi) e il segretario del Pdl Angelino Alfano («Mi sostiene»).
E così ieri l'ex segretaria dell'Ugl, resistendo alla tentazione di dimettersi, e alla richiesta di farlo giunta dalle opposizioni, ha convocato la giunta regionale del Lazio e ha approvato la delibera tagliacosti. Il primo effetto della potatura nel segno del rigore è proprio lo stop ai fondi erogati con ben pochi controlli al consiglio regionale, una misura che dovrebbe portare a un risparmio di 22 milioni per il 2012 (pari alla quota residua, il 30 per cento) che crescono a 70 milioni nel triennio (sommando i 26 milioni l'anno nel 2012 e 2013). Sia la quota di spesa corrente che quella di investimenti verranno destinate altrove, spiega la presidente. I 16 milioni finiranno «per metà ai servizi sociali e per metà al lavoro, perché in questo momento abbiamo la necessità di dare risposte», mentre gli investimenti per 6 milioni, prima «destinati alla costruzione della nuova palazzina del consiglio regionale», prosegue la Polverini, verranno dirottati all'edilizia sanitaria: «Nei prossimi giorni vedremo quali opere realizzeremo».

Ma il governo regionale ha finalmente deciso di creare il collegio dei revisori dei conti, oltre a lavorare di cesoia sul numero di consiglieri e assessori. I primi scenderanno da 70 a 50, gli ultimi da 16 a 10. Ma il ridimensionamento vedrà la luce solo in occasione delle prossime elezioni, e il Pd intanto rinfaccia alla Polverini i «14 assessori esterni» che costerebbero 5 milioni l'anno. I segnali «antispreco» però non finiscono qui. La commissione regionale Affari costituzionali e statutari ha infatti provveduto ad approvare una proposta di legge che, sempre per ridurre i costi, cancellerà tre commissioni speciali: «Federalismo fiscale e Roma capitale», «Sicurezza e integrazione sociale, lotta alla criminalità» e «Sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro». A cancellare gli organismi sarà il voto del consiglio regionale, tra due giorni. Insomma, il new deal nel segno del rigore «montiano» è avviato. E l'operazione trasparenza di Renata, dopo essere passata per le pubbliche scuse di lunedì, investe anche la lista civica che porta il suo nome: «Bilancio e spese della lista Polverini saranno on line entro lunedì», assicura la governatrice parlando con Tgcom24. L'ultima parola, però, è per l'uomo dello scandalo, l'ex capogruppo Pdl Franco Fiorito, per «l'uso abnorme, scellerato e personale» che ha fatto dei fondi. Insomma, per la Polverini «una persona da mandare fuori».

Sperando che non sia troppo tardi, e che dopo aver scoperto un deposito cointestato a Fiorito e alla madre, e uno all'Eur utilizzato dal consigliere per pagare il mutuo di una villa al Circeo, gli inquirenti non trovino nuovi conti «nascosti». O, peggio, altri consiglieri «scellerati».

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