Il Papa ha fatto 13. E a vincere è la numerologia. Che del resto è lo studio della possibile, ipotetica, di volta in volta sperata o temuta relazione mistica o esoterica fra i numeri e gli eventi della storia. Sia essa la storia «minima» delle vite qualunque oppure la storia «massima», come a esempio quella che si scrive periodicamente a caratteri cubitali nel cielo di Roma ogni volta che un nuovo pontefice («massimo», appunto) viene nominato.
La scelta tanto attesa, la rottura degli indugi sotto forma di fumata bianca, è infatti avvenuta il giorno 13 del tredicesimo anno del terzo millennio. Inoltre la prima agenzia che ha annunciato al mondo intero il nome del nuovo Papa è stata battuta proprio alle ore 20.13. Come a dire che l'anno va di pari passo con il momento fatidico, con quel piccolo agglomerato di secondi pronti a fuggire via come tutti gli altri loro fratelli ma avendo il privilegio di restare impressi nella memoria dei fedeli e degli osservatori disincantati. Segni del destino? Volontà divina? O, più prosaicamente, casualità e semplice numerologia buona per tutte le occasioni?
Altro numero, altra suggestione: l'argentino Jorge Mario Bergoglio è il Papa numero 266 della storia della Chiesa. E 266 diviso due che cosa fa? Fa 133, ovvero 13, come il giorno del mese, accanto a 3, come il numero del mese dell'evento, questo marzo tradizionalmente pazzerello ed evidentemente in vena di giocare con le cifre...
Poi, dalla numerologia alla smorfia napoletana il passo è breve, quasi impercettibile. E allora c'è da scommettere che le puntate al Lotto avranno un occhio di riguardo per altri numeri.
Un pontificato che esordisce sotto il segno del numero 13
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