Genova Erano per strada, passeggiavano tranquilli. Una volta catturati non hanno opposto alcuna resistenza e hanno quasi chiesto scusa per il disturbo. Dopo giorni di caccia all'uomo si è conclusa in maniera quasi identica la fuga di Bartolomeo Gagliano, il killer di Savona, e di Pietro Esposito, il pentito di camorra. Catturati lo stesso giorno, a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro. Esposito evaso dal carcere di Pescara, era a Forlì dalla sorella; Gagliano, fuggito da Genova, era a Mentone, in Francia.
Esposito stava camminando per strada e scriveva messaggini col telefono cellulare quando è stato bloccato dalla polizia. Diversi agenti lo hanno circondato senza che lui si accorgesse di nulla e quando ha alzato lo sguardo dallo schermo del cellulare ha capito che la sua fuga era finita. «Sì, sono io», ha detto pochi istanti prima di finire in manette. A tradirlo è stato proprio il telefono. L'utenza da lui utilizzata era stata attivata pochi giorni fa dalla sua compagna, che lo era andato a prendere all'uscita del carcere e lo ha accompagnato in Romagna. Intercettato, è stato localizzato a Forlì facendo così scattare il piano di cattura. Il pentito di camorra stava scontando una pena per evasione dai domiciliari presso il carcere di Pescara e sarebbe tornato libero a giugno dell'anno prossimo. Sabato mattina era uscito di galera beneficiando di un permesso di 8 ore ma la sera non si è presentato. Secondo quanto accertato dagli investigatori Esposito si sarebbe subito diretto a Forlì dalla sorella. Restano ancora da capire le ragioni dell'evasione, a soli 6 mesi dal ritorno in libertà. Possibile che Esposito, le cui rivelazioni hanno permesso la cattura di numerosi personaggi di spicco della faida di Scampia, abbia paura di diventare un facile bersaglio una volta in libertà.
La fuga di Bartolomeo Gagliano invece si è conclusa in Francia. Il killer di Savona, colpevole di tre omicidi per cui era stato assolto per totale vizio di mente e in carcere a Genova per furto e rapina, è stato individuato e bloccato a Mentone pochi minuti prima delle 14. Anche lui era in strada, anche lui non ha opposto resistenza, anzi: «Sono dispiaciuto di aver tradito la fiducia del dottor Mazzeo e della dottoressa Verrina», ha detto agli agenti della gendarmeria francese e della Squadra mobile di Genova che lo hanno bloccato, quasi a volersi scusare con il direttore del carcere di Marassi e con il giudice del tribunale di sorveglianza che ha firmato l'autorizzazione al permesso premio.
Col senno di poi, quella di Gagliano è stata una fuga alquanto maldestra. L'uomo è arrivato in Francia martedì notte a bordo della Panda verde rubata al panettiere di Savona che aveva rapito e costretto sotto la minaccia di una pistola a portarlo da Savona a Genova. Ha passato la frontiera a Ventimiglia senza però fermarsi al casello per pagare il pedaggio. L'addetto al casello ha quindi dato l'allarme segnalando modello e targa del veicolo, particolare decisivo per individuare il nascondiglio dell'evaso. Alcuni clienti di un bar di Mentone frequentato da Gagliano lo avrebbero riconosciuto dalle foto segnaletiche avvertendo la polizia. Nell'albergo dove ha pernottato, la polizia ha trovato anche la pistola. Era carica e con il colpo in canna, dimostrazione della pericolosità dell'individuo. «Mi ha telefonato a mezzogiorno, voleva costituirsi», ha detto il suo legale Mario Iavicoli. Non ha fatto in tempo. Terminate le procedure di estradizione Gagliano tornerà nel carcere dove si sarebbe dovuto presentare martedì mattina. «Evviva, evviva!», ha detto Anna Maria Cancellieri.
Mentre Angelino Alfano ha aggiunto: «Un grande risultato. Questo è lo Stato che funziona». È la fine di incubo per chi, specie in Liguria, ha vissuto 4 giorni di paura, sapendo a piede libero un uomo armato, pazzo e pericoloso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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