Il pressing delle colombe: Silvio, fai il padre nobile

Berlusconi pranza con Alfano e il ministro Mauro, che lo invitano a varare un "contenitore centrista". Serve un Ppe italiano in vista delle Europee. L'invito a chiedere la grazia al Colle

Il pressing delle colombe: Silvio, fai il padre nobile

Una giornata di consultazioni. Ad ascoltare tutti ma con il dubbio che i margini di manovra siano ormai ridotti al lumicino e che la maggior parte dei suoi interlocutori pensi soltanto a riposizionarsi in vista di un dopo Berlusconi che prima o poi dovrà comunque arrivare. È questa la giornata di un Cavaliere sempre più pensieroso e ancora tentato dall'idea di sganciarsi da un governo che continua a non convincerlo. In ultimo sulla legge di stabilità, che l'ex premier in privato non esita a definire «inadeguata» e «deludente» per tutti, dalle famiglie alle imprese. È in questo clima che Berlusconi incontra lealisti, falchi e colombe. Con tanto di pranzo con il ministro Mario Mauro e il vicepremier Angelino Alfano al circolo Ufficiali della Difesa.

Un faccia a faccia che fa rumore visto che con Mauro i rapporti sono pressoché azzerati da quando lo scorso dicembre Mario Monti si presentò a sorpresa al vertice del Ppe in corso a Bruxelles dove era atteso anche Berlusconi. Non è un mistero, infatti, che l'ex capogruppo del Pdl al Parlamento europeo sia considerato dal Cavaliere uno degli artefici di quell'operazione nonché della svolta del Teatro Olimpico. Che i due si rivedano, insomma, è di per sé una notizia.

Un incontro durante il quale – questo racconterà Mauro ai suoi colleghi – si torna a fare pressing sull'ex premier affinché faccia da padre nobile a un contenitore centrista nel quale potrebbero entrare anche pezzi di Scelta civica, magari già a partire dalle elezioni europee di maggio con la presentazione di una lista comune. Sia Mauro che Alfano, però, avrebbero molto insistito sulla necessità che Berlusconi si sganci dai cosiddetti falchi, a partire da Denis Verdini e Sandro Bondi. Con un corollario: amnistia o indulto che sia, sarà comunque allargata ai reati che coinvolgono il Cavaliere. Che se chiedesse la grazia al Quirinale non farebbe un soldo di danno. Questo, almeno, raccontano le ricostruzioni dell'una e dell'altra parte.

Berlusconi ascolta e prende tempo. Che sia quantomeno perplesso su amnistia e indulto non è certo un mistero (servono i due terzi del Parlamento), tanto che qualche giorno fa in privato l'ex premier puntava il dito contro il Pd che «sta cercando di far passare il messaggio che sarà solo colpa di Berlusconi se non ci sarà alcun provvedimento di clemenza». Senza contare che in mattinata aveva incontrato prima Raffele Fitto e poi Fabrizio Cicchitto (senza lesinare critiche alla linea tenuta in queste ore dalle cosiddette «colombe»), mentre nel pomeriggio a Palazzo Grazioli sono stati visti proprio i falchi Verdini e Bondi.

Ma sarebbero proprio i «governativi» – almeno stando a quanto racconta il ministro Dario Franceschini ai suoi colleghi del Pd – a essere piuttosto divisi se è vero che nell'ultimo Consiglio dei ministri gli esponenti del Pdl avevano posizioni diverse sulla legge di stabilità. I più accorti di loro, infatti, avevano immaginato che il provvedimento sarebbe finito nel mirino come puntualmente accaduto ieri quando quasi tutti i cosiddetti «lealisti» hanno sparato ad alzo zero.

Circostanza che avrebbe agitato le colombe, riunite nel pomeriggio con Alfano. Tra loro, infatti, molti teorizzerebbero la necessità di strappare e fare subito i gruppi autonomi. Ma non il vicepremier, cosciente di quanto accidentato sarebbe un simile percorso.

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