Il pressing di Napolitano per un governo senza Cav

Il Quirinale aveva caldeggiato la spaccatura del Pdl. La conferma arriva con la nota diffusa in serata: "Non si può tollerare il gioco al massacro sull'esecutivo"

Il premier Enrico Letta col presidente della Republica Giorgio Napolitano
Il premier Enrico Letta col presidente della Republica Giorgio Napolitano

Fuori, nei corridoi del Palazzo dei Papi, due staffieri che si danno di gomito. «Hai visto? Forse il governo se ripija». Dentro, nello studio presidenziale, la tv accesa. Ecco il voto, la fiducia, gli applausi, Enrico Letta che alza il braccio e fa la V di Churchill. Giorgio Napolitano fissa il grande schermo di fianco alla scrivania e sorride. Del resto anche stavolta ha vinto lui.
«Soddisfazione» e un invito al premier a «mettersi subito al lavoro», questo è il senso delle telefonata che i due si scambiano a caldo, appena dopo il passaggio al Senato. «L'essenziale è che il governo ha superato la prova, vinto la sfida e innanzitutto per la serietà e la fermezza dell'impostazione sostenuta dal presidente del Consiglio dinanzi alle Camere», dichiara Napolitano in serata. Lunedì si era fatto leggere la bozza e aveva consigliato a Letta di andare incontro a Berlusconi inserendo quella piccola apertura sulla riforma della giustizia, quella promessa di riprendere le indicazioni del gruppo dei dieci saggi insediati dal Colle. Ora comunque bisogna «girare pagina». Il governo «ha superato una prova difficile e importante» dall'esito tutt'altro che scontato, anche se negli ultimi giorni il presidente con la sua diplomazia felpata si è dato parecchio da fare per portare a casa il risultato. La crisi è rientrata ma il quadro politico non è ancora pacificato. Anzi, per certi versi il difficile comincia adesso perché, come ha detto Letta a Palazzo Madama su ispirazione del Colle, «la pazienza della gente è finita, il Paese è arrabbiato e aspetta le riforme».
Quindi, prudenza. «Bisogna valutare le prospettive», spiega il capo dello Stato, «lo scenario politico è in mutamento». Si va forse verso la formazione di gruppi parlamentari autonomi di colombe piedielline, una soluzione fortemente caldeggiata dal Quirinale. Serve una struttura solida, formale - questa è l'idea - per puntellare l'esecutivo delle larghe intese e metterlo a riparo da possibili colpi di coda e ulteriori ripensamenti.
Dal fisco alla giustizia, sono tanti infatti i possibili terreni di scontro. Senza contare che domani si riunirà ancora la giunta del Senato per la decadenza del Cavaliere. Napolitano spera che questo sia stato il chiarimento definitivo, che i partiti mantengano l'impegno e la smettano con veti e ricatti perché «non potrà essere tollerato qualsiasi altro gioco al massacro». Gli ispettori della trojka europea sono sempre dietro l'angolo. Ma siccome ogni giorno ha una sua pena, adesso Re Giorgio può godersi il suo trionfo.

Lo fa celebrando la giornata dei nonni che, «nell'attuale situazione di crisi che incide sulla serenità delle famiglie possono offrire un forte sostegno e un motivo di fiducia nel superamento delle difficoltà contribuendo a tenere salda la coesione sociale». Così Napolitano celebra pure se stesso, il nonno delle Repubblica che si esposto molto per ideare, produrre e poi difendere questo governo «senza alternative». E che ha rivinto la sua partita.

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