Quando i maestri scrivevano: "Asino"

Aule gelide, banchi in spalla e temi sulla patria: 150 anni di storia italiana visti attraverso la vita in classe

Quando i maestri scrivevano: "Asino"

Roma - «Amo Mussolini. Possiedo la tessera della Gil. Studio e lavoro per la mia patria». Nel 1940, ai tempi della Gil, la Gioventù Italiana del Littorio, l'alunno della quarta elementare si prendeva una bella «lode» completando il suo componimento con un disegno del fascio littorio rifinito col tricolore. Ma il suo compagno pasticcione invece si guadagnava un poco decoroso «asino» scritto dal maestro sul quaderno per tre volte con tanto di punti esclamativi. Impensabile assegnare oggi un simile giudizio: come minimo i genitori farebbero ricorso al Tar. I bimbi in classe leggevano le gesta del capitan Galeazzo Ciano, comandante della squadriglia Disperata, sul libro di Letture, costo sei lire e 50, edito dalla Libreria dello Stato. Oppure recitavano a memoria la Prima marcia alpina di Piero Jahier: «Uno per uno, bastone alla mano e alla salita cantiamo». Fiorivano le scuole all'aperto nella convinzione che il sole e l'aria potessero giovare ai bambini che presentavano «pallore, esilità, magrezza, debolezza, alterazione al sistema linfatico». Gli studenti portavano il loro banco -zaino in spalla- e andavano a far lezione in mezzo alla campagna.
La Biblioteca del ministero dell'Istruzione compie 150 anni e per l'occasione nella sede di viale Trastevere a Roma si apre una mostra permanente sulla storia della scuola italiana che è poi anche la storia del Paese. «Dal libro Cuore alla lavagna digitale» è il titolo scelto per questa cavalcata attraverso i secoli dove a guidare i visitatori ci sono i registri, i quaderni, le pagelle, tante foto, i libri di testo che insieme raccontano i cambiamenti della società, le abitudini e le regole trasmesse dagli insegnanti agli alunni. La Biblioteca accoglie oltre 70.000 volumi e una documentazione ricca di pezzi «rari». La mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione del ministero dell'Economia e delle Finanze e dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato oltre che degli istituti Rossellini di Roma ed E. Majorana di Brindisi. È aperta alle visite delle scuole e dei privati cittadini ma è necessario prenotare all'indirizzo biblioteca@istruzione.it.
La mostra si apre con due aule. Una allestita come quelle di fine '800 con il pallottoliere e i banchi di legno, l'altra informatizzata, niente cattedra e nessun banco, soltanto una lavagna interattiva e le sedie per gli studenti. La mostra si divide in altre quattro sezioni: La vita di classe: registri, giornali della classe e quaderni; I libri di testo: abaci, abbecedari ed altri libri di testo; Pagelle e diplomi: dal 1863 fino al primo dopo-guerra; Amministrazione scolastica: regi decreti, leggi d'Italia, libri matricolari dei regi provveditori e dei regi ispettori. È stato aperto anche un portale sulla storia della scuola all'indirizzo www.storia150.ipzs.it. Tra i tanti documenti, un registro ritrovato a Roma nel quartiere San Lorenzo.

Un «diario di guerra» dove il 10 dicembre del '44 il maestro scrive: «Non si resiste per 3 ore e mezza consecutive in un'aula gelida, ove l'aria soffia sempre da tutte le parti, dove la pioggia penetra dai soffiti». Il 16 dicembre: «I ragazzi sono malvestiti, malcalzati, malnutriti. C'è Palego, forse il più povero fra i 28 iscritti che pallido dal freddo e dalla fame mi chiede spesso se avrà la refezione».

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