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Quelli che puntano al Colle La corsa al dopo Napolitano

Al momento sono otto i candidati più probabili a salire al Quirinale. Da Monti a Letta, da Prodi a D’Alema ecco le loro chance e i punti deboli

Quelli che puntano al Colle La corsa al dopo Napolitano

La scadenza del settennato si avvicina. E la grande cor­sa di gruppo verso il Quiri­nale è ormai partita con la lista dei pretendenti che si va delineando, così come la ricerca dei necessari consensi qualificati e di una rete di relazioni trasversali da parte dei protagonisti. «Non c’è alcun metodo da seguire, solo errori da non commettere» diceva Giulio Andreotti a proposito della scala­ta al Colle più alto. Le strategie, in effetti, sono diverse: c’è chi fa la «lepre»e si espone un po’ più degli altri, chi si attarda nelle retrovie, pronto a piazzare lo sprint decisi­vo, chi resta nel gruppo in attesa del momento propizio.

Il percorso è politicamente an­cora lungo, complesso, impreve­dibile, insidioso. Nulla può essere dato per scontato. Tanto più che la partita del Colle si intreccerà con quella di Palazzo Chigi visto che l’elezione del nuovo presiden­te della Repubblica avverrà subi­to dopo la tornata elettorale. Gli uomini ai blocchi di partenza so­no noti. Innanzitutto Mario Mon­ti. Il professore può vantare una nomina a senatore a vita che asso­miglia molto a un credito da ri­scuotere, a una promessa di suc­cessivi incarichi. Ovviamente al diretto interessato non dispiace­rebbe questa prospettiva. Nessu­no può escludere, però, che Mon­ti nel 2-013 possa nuovamente tro­varsi alla guida del Paese.

Peraltro il presidente della Bocconi potreb­be anche puntare su un’altra car­ta: quella di numero uno della Commissione europea. Un altro nome che ricorre nel pacchetto dei pretendenti è quel­lo di Pier Ferdinando Casini. Sfu­mata la possibilità, dopo le ultime amministrative, di tentare il gran­de salto verso Palazzo Chigi, le at­tenzioni del leader centrista sono tutte puntate verso il Quirinale. La vicinanza con le Politiche potreb­be servirgli come trampolino di lancio visto che il suo pacchetto di voti potrebbe diventare merce di scambio pregiata per l’investitura più alta. Ma se saprà muoversi con prudenza potrebbe avere buo­ne carte da giocarsi anche in caso di un governo di larghe intese, es­sendo un candidato sicuramente più rassicurante per l’elettorato di centrodestra rispetto agli altri nomi in lizza, fortemente connota­ti a sinistra. Nel grande gioco di ruolo che se­gnerà la politica nei prossimi me­si, proverà a spendere i propri ta­lenti anche Massimo D’Alema. Nel 2006 fu bruciato dai cari com­pagni di partito e di coalizione.

Og­gi potrebbe tirare fuori questa cambiale, magari contando sul so­stegno dell’ex amico/nemico Sil­vio Berlusconi e sulla necessità di uscire da una possibile impasse della trattativa. Altro nome caldo è quello di Ro­mano Prodi. Il Professore sta ten­tando di costruirsi un profilo di­verso, parallelo e distante dalla po­litica attiva, tra incarichi in istitu­zioni internazionali e occasionali lezioni universitarie in Cina e ne­gli Usa. Un cambio di abito per infi­larsi nei panni del padre nobile e diventare così digeribile presso aree politiche e culturali a lui osti­li. Candidato naturale è anche la riserva della Repubblica per eccel­lenza: Giuliano Amato. Anche il dottor Sottile, prodotto mai in sca­denza sugli scaffali della politica, provò il brivido dell’illusione nel 2006 e non ha certo rinunciato al massimo oggetto del desiderio istituzionale. Ci sono poi due per­sonaggi più o meno riconducibili alla stagione di governo del cen­trodestra. Il primo è Giuseppe Pi­sanu. «Io al Colle? Sorridiamoci amichevolmente tutti».

Il suo pro­filo di berlusconiano critico e filo­montiano, molto apprezzato a si­nistra potrebbe regalargli qual­che atout da giocare. Candidato naturale è ovvia­mente anche Gianni Letta, il gran­de mediatore, il civil servant per eccellenza del centrodestra. Così come non si può escludere dalla corsa Emma Bonino, la cui campa­gna «Emma for president» del 1999 è ancora presente nella me­moria d­i molti e per la cui candida­tura un gruppo di attori ha recente­mente scritto una lettera pubblica al Corriere della Sera . A suo merito va ascritto l’approccio più limpi­do con le sue ambizioni. «Io al Qui­rinale? Mai dire mai nella vita».

Un ricorso alla sincerità sicura­mente apprezzabile per chi si ap­presta a giocare la partita politica della vita.

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