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Riforma del lavoro, Alfano: "Governo meno forte"

A Cernobbio il segretario del Pdl avverte: "Serve l'impegno di tutti per chiudere entro l'estate". E il Cav: "In Italia l'iter delle leggi è troppo lungo"

Riforma del lavoro, Alfano: "Governo meno forte"

"Prendiamo un impegno per chiudere i lavori entro un termine prefissato. Il presidente del Senato ha detto con saggezza entro l’estate, ovvero quattro mesi, e si chiude. Si prenda questo impegno per non dare impressione che su un capitolo fondamentale si perde tempo". Quello che il segretario del Pdl Angelino Alfano chiede al governo e soprattutto alle forze politiche che lo sostengono in parlamento è un impegno (concreto) a chiudere in fretta. È vitale per il benessere del paese che le Camere approvino quanto prima la riforma del mercato del lavoro.

Dopo gli scontri degli ultimi giorni, Alfano non nasconde il fatto che il governo Monti si sia indebolito. Il segretario del Pdl sottolinea che sulla riforma del lavoro non c’è un testo scritto, non ci sono tempi certi e la Cgil non ha revocato lo sciopero. Per questo, a suo dire va "raggiunta un’intesa" politica. Anche Silvio Berlusconi è preoccupato dal fatto che la riforma, presentata come disegno di legge, avrà "un lungo iter normativo". "In Italia si fa fatica a fare politica - fa notare l'ex presidente del Consiglio - soprattutto a causa della lunghezza degli iter legislativi". Proprio per questo a Cernobbio chiede al centrosinistra di accettare "il punto di equilibrio trovato dal governo dopo settimane". Altrimenti, è il ragionamento del leader del Pdl, "se si lavora a qualche modifica, non si puo immaginare che siano di un solo colore". Mentre il pd e la Cgil continuano ad attaccare la Fornero per le modifiche introdotte all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, per il pdl "affermare che il licenziamento economico ha come criterio quello dell’indennizzo e che gli imprenditori lo utilizzerebbero in modo fraudolento" è "un pregiudizio discriminante nei confronti degli imprenditori".

Il segretario del pdl ricorda, infatti, che la giurisprudenza è spesso contro i datori di lavoro: "Qui non c’è una giurisprudenza tedesca. Se facciamo il modello tedesco con la giurisprudenza italiana abbiamo vanificato l’effetto di una norma del genere sull’articolo 18".

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