Dunque andremo a votare a ottobre? Non è ancora certo ma, nell'aria, si sente sempre più forte l'odore di elezioni. Lo si capisce dal nervosismo con cui i leader politici si stanno muovendo, marcandosi a uomo, tipico dei momenti cruciali. Ieri Bersani ai segretari dei circoli del Pd lo ha detto chiaramente: "Il rischio del voto a ottobre esiste davvero". Ma tornare al voto, dopo quasi un anno di governo tecnico, dovrebbe essere tutto meno che un problema per il Paese. Il leader del Pd, però, la pensa in modo diverso, o almeno così vuol far credere: "Vinceremmo sulle macerie, non sarebbe facile governare". Meglio, quindi, arrivare fino alla fine della legislatura. Ma è proprio questa l'intenzione dei democratici? O, temendo che Berlusconi riorganizzi le sue truppe, è più "conveniente" giocare d'anticipo e provocare l'incidente parlamentare che metta Napolitano di fronte alla scelta, ineluttabile, di sciogliere le Camere? Tra poco sapremo.
Alfano: nessuna scadenza a Monti
Intanto Angelino Alfano punta il dito su Bersani: quello di ipotizzare un’eventuale chiamata alle urne per ottobre "è un transfert psicologico di Bersani che scarica sul Pdl le dichiarazioni pubbliche del suo responsabile dell’economia (Fassina, ndr). Cioè il Pd per tramite del suo responsabile economico ha detto che le cose non vanno e che si deve andare a votare prima, e lui, Bersani, scarica la questione sul Pdl. Noi abbiamo detto con chiarezza - ha anche aggiunto Alfano - che non abbiamo mai dato una scadenza a questo governo e che lo stiamo sostenendo".
Berlusconi come Grillo
"Il Cavaliere - ricorda Bersani - ha uno spartito che è borderline rispetto al grillismo, ed è quello per cui un giorno dice che dobbiamo uscire dall'euro e quello dopo aggiusta il tiro, ma lascia capire che l'aria tanto è quella". Poi l'affondo: "Il problema è che oltre a uno spartito bisogna avere anche un interprete e Berlusconi vede che Alfano non ce la fa a recitare quel copione e pensa di poter essere lui il solo interprete". Il problema, dunque, è sempre il Cavaliere.
Per Bersani le note di Renzi
Bersani ha chiuso l’incontro con i segretari di circolo del Pd con una canzone dei Negrita, "Ho imparato a sognare". E' la stessa che aveva usato Renzi nel 2009 per la chiusura della campagna elettorale alle elezioni comunali di Firenze, che lo videro vincitore nel giugno di 3 anni fa. Un segnale distensivo verso il leader il giovane esponente del Pd o solo una banale disattenzione? Al di là delle schermaglie qualcuno è convinto che Bersani intenda cavalcare l'onda rottamatrice per "liberarsi dei vecchi": D'Alema, Bindi ecc. Un'operazione ringiovanimento che potrebbe servire a meglio contrastare l'avanzata del grillismo e il ritorno in campo di Berlusconi.
Un manager di successo per Berlusconi
Mentre nel centrodestra non si parla più delle primarie - che pure Alfano ha ribadito - circola con sempre più insistenza l'idea del Cavaliere di individuare un candidato a Palazzo Chigi esterna al mondo politico. Proprio come lui nel 1994. Un uomo nuovo, un manager di successo, un "tecnico" in grado di risolvere soluzioni complesse e non immischiato nelle beghe di palazzo. Questa opzione ovviamente non entusiasma i vertici del Pdl. Ma Berlusconi sa bene - avendolo imparato dal calcio - che è solo la squadra che vince a non dover essere cambiata... quando i risultati non arrivano è normale cambiare uomini e schemi.
Alfano: primarie per scegliere il candidato premier
Il Pdl sceglierà il candidato alla premiership con le primarie. Lo ha ribadito Alfano a margine del convegno Muovititalia che si conclude oggi a Chianciano Terme.
"Abbiamo scelto la strada delle primarie, ciò che conta e ciò che è bello lo scelgono i cittadini e non i giornalisti - ha sottolineato Alfano -. Noi vogliamo fare sì che ci sia una grande gara delle idee e tra le idee per scegliere il candidato del Pdl alla premiership".
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