Quando amici e giornalisti stranieri mi chiedono che cosa succederà di nuovo in Italia, la mia risposta è questa: «Il fatto nuovo sarà il ritorno di Silvio Berlusconi. Prima o poi. Più prima che poi». La mia risposta suscita molta sorpresa e qualche imbarazzo: sei uno stupido o un provocatore? Né l'uno né l'altro, ma credo che la vittoria politica di Berlusconi sia nell'ordine logico delle cose, per quante camicie di forza gli siano state strette addosso. Lui lo sa, chi ha intelligenza politica anche, e chi lo vorrebbe morto e sotterrato ha il terrore persino di formalizzare un tale devastante pensiero, ma nel loro inconscio tutti sanno che è vero e cercano conforto nei rituali urlati, insignificanti. La principale ragione della futura vittoria di Berlusconi poggia su un dato di fatto solido come un architrave: in Italia la maggioranza non è mai di sinistra e non voterà mai a sinistra, neppure sotto tortura. Mentre invece (pur non essendo davvero di destra), anche senza tortura, può votare a destra se ciò serve per bloccare una sinistra che già temeva ai tempi del comunismo e di cui non si fida oggi, viste le faide che lacerano il Pd e la statura del probabile vincitore. La seconda ragione sta nel fatto che il principale elemento del richiamo politico è di natura emotiva: qualcosa che parla al cuore prima che alla ragione (e ai conti, per quanto riguarda tasse e occupazione). Ebbene, quel richiamo - dai tempi di Enrico Berlinguer - la sinistra non ce l'ha più e per quel che si vede nel suo bivacco delle primarie, non ce l'avrà mai, almeno non per questa generazione. Di conseguenza, la stessa sinistra incapace di una vera leadership, punta a sgretolare l'elettorato non-di-sinistra, strumentalizzando qualsiasi malumore secessionista, piuttosto che imparare l'arte di far sognare - almeno sognare - i cittadini elettori. I grandi leader politici, da De Gasperi e Martin Luther King, da Kennedy a Pietro Nenni, da Togliatti a de Gaulle, da Reagan a Clinton, erano grandi leader perché sapevano prima di tutto parlare al cuore. In Italia soltanto Berlusconi oggi ha ancora questo valore aggiunto, cosa che a sinistra le teste pensanti sanno e che temono come il diavolo.
Di qui tutti i rituali tentativi di sacrificio umano facendo saltare le regole, le tradizioni parlamentari, la logica e anche la decenza. La famosa «Costituzione più bella del mondo», oltre che a tutelare il paesaggio, tutela la personale, intima libertà di coscienza del singolo parlamentare che esercita la sua rappresentanza senza vincolo di mandato, cioè senza dover render conto a nessuno, nemmeno a personaggi sinistri e illiberali come Beppe Grillo o Epifani, di quel che la sua etica gli ordina. Hanno calcolato che se riescono, senza essere riusciti a batterlo nelle urne, a imbavagliare Berlusconi, chiuderlo in una segreta, cianciare in tv sulla «fine del ventennio berlusconiano», imporre a lui di cadere in letargo con riti voodoo, togliergli la corrente elettrica e legarlo a una poltrona impedendogli di parlare, scrivere, comunicare, pensare e apparire, allora - forse - Renzi potrebbe persino portarsi via qualche pecora dagli antichi pascoli berlusconiani. Un'idea geniale. Liberale, poi. E coraggiosa! Essendo Berlusconi un giocatore politico con una marcia in più nella comprensione delle regole geometriche e fisiche (ed emotive) della politica, ha deciso di giocare la carta del suo proprio rilancio nel momento in cui esso sembra (a chi non è in grado di guardare lo stato delle cose senza farsi intossicare dalla propaganda) meno probabile. È lì che spiazza tutti.
E la sua non è una mossa disperata, meno che mai surreale: chiama all'unità avvertendo che la logica non consentirà sopravvivenze fuori dal sistema bipolare (Fini, Casini e anche Monti insegnano) e suona le trombe della chiamata a raccolta. Lo fa per vincere, non per hobby. E chi si nutre soltanto di apparenze presto andrà a sbattere frontalmente contro il principio di realtà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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