Magra come un gatto randagio, la fronte bassissima e un viso alterato da smorfie presuntuose. Arriva vestita di rabbia Imane Fadil nell’aula del tribunale di Milano come teste nel processo Ruby bis (quello dove sono imputati Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti). Ha una loquacità tipica di chi si sfoga più che esprimersi e fissa con un risentimento da strada, da banda di quartiere, il pm, i giudici, gli avvocati e i giornalisti. Ventisette anni, marocchina, modella, ovviamente aspirante show girl, sembra «inseguita» da tutti ma raggiunta da nessuno.
Guardarla mentre detta la temperatura morale in aula è come vedere un incendiario che diventa pompiere. È cruda, schifata, pentita ma ha una coda di paglia di quelle che ti restano nel curriculum. Anche se adesso è tutta un descrivere il suo dissentire, il suo negarsi, il suo rifiutare, il suo tirarsi indietro da un «certo ambiente» (quello delle feste di Arcore) che proprio non era fatto per lei. Praticamente ha passato gli ultimi due anni a declinare inviti e a non rispondere alle telefonate, Imane. Perché anche se a parole è fastidiosamente possibilista (nel rispondere alle domande del pm scortica l’espressione «è possibile» a furia di usarla, la usa come una specie di mantra), nella realtà è piena di rigidissimi principi. È vero, certo, che ha accettato un telefonino «non controllato» attraverso il quale farsi convocare alle cene di Arcore, ma tanto poi erano più le volte in cui non rispondeva... Ed è vero, certo, che voleva andare ad Arcore per farsi dare dei soldi da Silvio Berlusconi, ma tanto lei con Arcore e quelle di Arcore non c’entrava nulla... Ed è vero, certo, che teneva contatti telefonici con il siriano Saed Ghanaym (un amico delle gemelle De Vivo che secondo la Fadil teneva i rapporti tra lei e l’ex presidente del Consiglio e che, sempre secondo lei, la perseguitava offrendole denaro per tacere) ma quando era lei a chiamarlo (magari a mezzanotte o alle due del mattino) era solo per dirgli che non accettava gli inviti a villa San Martino... Ed è vero, certo, che lei a un certo punto ha supposto che Saed lavorasse per i servizi, ma era perché lui non le diceva che lavoro facesse... Ed è vero, certo, che ci sono delle foto compromettenti di Silvio Berlusconi assieme a Ruby Rubacuori, ma lei non le ha mai viste, gliene ha solo parlato un certo Gigi, ex fidanzato della Conceicao conosciuto una sera al ristorante... Sembra un brutto film di spionaggio quello che gira la Fadil. E chissà perché dà tanto l’impressione di una che corre senza essere inseguita. Che è un po’ come far bollire l’acqua senza avere la pasta.
Ha piglio da ragazzaccio e occhi pieni di giudizi Imane, ma resta un’esperienza scoraggiante per chi ama la logica.
E intanto la verità protesta anche altrove e durante il dibattimento, in aula arriva al pm la richiesta di archiviazione, da parte della procura di Alba, della denuncia presentata dall’ex miss Piemonte Ambra Battilana (un’altra delle ragazze approdate ad Arcore), nei confronti di un commerciante d’auto settantenne con cui la giovane, quando era minorenne, aveva avuto rapporti sessuali a pagamento e, come aveva affermato nell’esposto, in alcuni casi non consenzienti. Nell’istanza di archiviazione, la magistratura piemontese spiega che la giovane non si è mai presentata, rendendo impossibile così qualsiasi tipo di accertamento.
Ed è proprio con la Battilana che si è recata ad Arcore due anni fa, un’altra aspirante miss: Chiara Danese, vent’anni. Vederla entrare dopo la Fadil è come passare da una puntata di Twin Peaks a una di Alice nel paese delle meraviglie. È una biondina ben messa dappertutto che in una sola serata tra «spogliarelli e stoccacciamenti» si è sentita fallita rispetto ai suoi sogni e ora si accontenta di fare l’educatrice infantile come sua madre. Madre che, la sera del 23 agosto 2010, ha cercato di impedirle di uscire. Ma lei era maggiorenne, voleva festeggiare la partecipazione a Miss Italia e non sapeva dove stava andando assieme alla sua amica Ambra e al suo conoscente Daniele (amico di Emilio Fede), e così ha piantato una lite in casa ed è uscita sbattendo la porta. «Quando mi hanno detto che stavamo andando ad Arcore, io ho pensato a un bar qualunque...». Una volta lì, racconta di «statuette, danze allusive, di una tipa che la guardava con concupiscenza e anche di qualche manata sulle natiche». Si è sentita male quando ha visto «la Minetti nuda con solo le scarpe ballare la lap dance», le hanno dato una camomilla e tra sé e sé ha pensato, «ecco, alla fine ha sempre ragione mia mamma».
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