Monti si presenta in sala stampa con i segni di un estenuante braccio di ferro in volto: occhi rossi come il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero, immobile alla sua destra; e come il viceministro all’Economia Vittorio Grilli, decisamente distrutto, alla sua sinistra.
Politicamente, il Professore ha vinto: ha piegato le resistenze tedesche e isolato la Cancelliera di ferro. Anche se, a ben vedere, il risultato incassato potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Sulla questione Monti è evasivo e all’obiezione che in fondo Berlino non ha ceduto così tanto risponde: «Però ho visto dichiarazioni di segno diverso», rispetto al solito. Ma il famoso bazooka in grado di rispondere con una potenza di fuoco agli attacchi della speculazione rischia di essere una pistola con poche munizioni. Ma tant’è. La speranza di Monti, in fondo, è che la sola esistenza di arma in più anti spread possa far abbassare la febbre del differenziale dei tassi di interesse. Lo dice chiaro, il premier: «È difficile e azzardato fare delle previsioni sulle reazioni dei mercati. Comunque in questo momento l’Italia non pensa di attivare il cosiddetto scudo anti-spread». Ma, consapevole che la situazione è ancora a rischio, aggiunge: «Non escludo niente per il futuro». La misura sembra cucita addosso a noi e, in seconda battuta, alla Spagna. Ma questo non si può dire né, soprattutto, il premier svela quale sia il livello di guardia di spread che potrebbe far partire la richiesta di aiuto. 300? 350?: «Non c’è una soglia che lo farebbe scattare e credo che se lo avessimo non lo diremmo», risponde a una domanda specifica il Professore. Il quale, tuttavia, cerca di lanciare un messaggio rassicurante: «Confermo che non sono necessarie manovre aggiuntive».
Ma la situazione resta nera e Monti non lo nega. Un collega lo incalza: «Sicuro che l’Italia è in regola, vista la recessione, il debito in crescita e il presidente di Confindustria che parla di abisso?». Mastica amaro, il Professore: «Non tocca a me dire se l’Italia è in regola con le procedure europee: lo dicono la commissione e le altre istituzioni europee», risponde stizzito. Quindi graffia il capo degli industriali: «Certo, parlare di abisso come ha fatto il presidente Squinzi...». Poi però ammette: «La situazione è pesante ma non ho mai pensato che si potesse trasformare in leggera in pochi mesi». Quindi cerca di far vedere uno spiraglio di luce: «L’Italia per l’anno prossimo si è ripromessa di avere un avanzo strutturale».
Monti vorrebbe parlare, però, della sua vittoria politica. Ha piegato l’agenda europea e isolato la Merkel sul tema dello scudo anti spread. Ma non cade nella tentazione di riconoscere che la giornata di ieri ha di fatto rafforzato il suo governo: «Siamo qui per rafforzare l’Italia, non il nostro governo. Il nostro obiettivo è fare cose utili per l’economia. Tante cose sono state fatte e di questo mi rallegro con i miei ministri e con il Parlamento». La partita con la Germania è stata dura ma, semi-scherza Monti, «Il dialogo avuto con la Cancelliera Merkel è stato di qualità superiore al dialogo che qualche volta intratteniamo con le parti sociali non per nostra volontà». E ancora: «Con la Cancelliera c’è un ottimo rapporto come c’era prima”. Nonostante questo, il premier non riesce a nascondere che qualche frizione c’è stata eccome: «Merkel ha comprensione per le difficoltà che abbiamo in Italia e noi abbiamo comprensione per le difficoltà che lei ha nel Parlamento tedesco».
E sempre con Berlino il premier ha incrociato le spade sul tema della troika. Per tutta la giornata di ieri, infatti, la Cancelliera aveva sostenuto che i Paesi che avessero azionato lo scudo avrebbero dovuto sottostare alla vigilanza (leggasi diktat) di Fondo monetario internazionale, Bce e Commissione Ue. Tesi, questa, rispedita al mittente con forza dal Professore. Una frizione durata per tutto il giorno. Poi, nel pomeriggio, l’ammissione di Berlino: «Lo scudo non comporterà gli interventi della troika: basterà continuare ad adempiere alle raccomandazioni della Commissione».
Il rischio di una sorta di commissariamento c’è, tanto che l’ex ministro Brunetta parla di «polpetta avvelenata».
Una critica a cui Monti risponde con stizza: «Lo scudo non è una polpetta e soprattutto non è avvelenata. Vorrei quindi tranquillizzare un osservatore molto attento, acuto e sempre vigile sulle questioni economiche che è Renato Brunetta. Non ho potuto telefonargli ma gli rispondo qui...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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