La scalata di Della Valle alle vette del Corriere

L'azionista più ricco, Giuseppe Rotelli, non se la sente di sottoscrivere l'aumento di capitale. Solo uno dell'attuale club corrieresco ha i soldi per provvedere: Diego Della Valle

Diego Della Valle  all'Università Bocconi
Diego Della Valle all'Università Bocconi

Le tribolazioni del Corriere della Sera non finiranno tanto presto, ma si può dire che sia cominciata la procedura per mitigarle. A grandi problemi, grandi soluzioni? Pare proprio di sì. Poiché l'azionista più ricco, Giuseppe Rotelli (cliniche), non se la sente di sottoscrivere l'aumento di capitale, indispensabile per la sopravvivenza della società (altrimenti in procinto di saltare per aria), bisogna trovare qualcuno in grado di rilevarne le azioni e di pagarle pronto cassa. Chi? Solo uno dell'attuale club corrieresco ha i soldi per provvedere: Diego Della Valle, abile industriale del settore moda, impostosi sui mercati internazionali, patron della Fiorentina (calcio), da sempre intenzionato a rinnovare il giornalone di via Solferino.
Fino a qualche tempo fa, egli non era gradito da tutta la compagine societaria, ma è noto come vanno queste cose: lo stato di necessità in cui versa l'azienda viene prima delle questioni personali, cosicché i vecchi contrasti sono stati accantonati. La notizia non è poi tanto riservata: l'imprenditore si è incontrato col banchiere Giovanni Bazoli, che ha voce in capitolo in ogni trattativa riguardante il quotidiano, e la discussione sembra sfociata in un accordo. Della Valle sborsa quanto serve e in cambio del pesante sacrificio ottiene di stare al timone del transatlantico dell'informazione col 22 per cento delle azioni, ciò che ne farebbe il socio più forte.
Un affare buono o cattivo? Questo è il dilemma. Conoscendo l'uomo, il suo temperamento e le sue ambizioni, ci sbilanciamo: riuscirà a guadagnare anche con la carta stampata. Il progetto che egli ha in mente fa pensare che abbia capito quale sia la strada da percorrere per giungere al successo. Anzitutto la scelta del direttore della testata: Giulio Anselmi, che ha un curriculum di tutto rispetto, esperienza da vendere e una solidità professionale fuori dal comune. Nel mondo dei giornali non si è fatto mancare nulla: la direzione del Mondo, la condirezione dello stesso Corriere, la direzione del Messaggero, dell'Espresso, dell'Ansa e della Stampa di Torino. Gli è sempre andata bene. Oltre che bravo, quindi, dev'essere anche fortunato, particolare non secondario.
Insomma, Anselmi è una garanzia, la persona giusta per svoltare senza andare incontro ad avventure. Anche perché questo direttore, come tutti quelli esperti del mestiere, non arriverà solo soletto nell'ufficio che fu di Luigi Albertini, ma accompagnato da un mago dei conti: Giuseppe Cerbone, uno che i bilanci li fa quadrare, tant'è vero che non gli è mai capitato di toppare. D'altronde Della Valle non è tipo da buttarsi alla cieca in un'impresa: se non ha una squadra di cui fidarsi non muove un passo. Dal che si evince che il piano di cui riferiamo non può essere stato improvvisato: probabilmente era in gestazione da tempo.
Comunque sia, manca soltanto il crisma dell'ufficialità. Per il resto il destino del Corriere è segnato: una gestione morbida, educata, signorile ma attenta a non distrarsi sia a livello giornalistico sia manageriale. Niente sprechi, niente più organici pletorici, un occhio alla contabilità e uno al futuro incerto e mutevole dell'informazione cartacea e web. Ignoriamo quali siano gli umori in redazione, ma siamo certi che davanti al rischio di un'implosione i signori redattori si adegueranno in fretta allo stile di Anselmi e Cerbone. Questi non sono momenti opportuni per erigere barricate e fare capricci. Testa bassa e lavorare per salvare il salvabile.
Ci si domanda piuttosto quali prospettive si aprano per il direttore uscente, Ferruccio de Bortoli. Costui ha dato prova di tenacia e competenza. Due volte al vertice del quotidiano, ha attraversato ogni mare procelloso dimostrando di essere un navigatore degno di Cristoforo Colombo. Ma nessuno può durare in eterno, nemmeno lui. Che è ancora giovane e non andrà a casa. Ogni tanto serve cambiare barca per non affondare.

Si diceva che il candidato più accreditato a succedergli fosse Mario Calabresi, attuale direttore della Stampa, stimato dalla famiglia Agnelli. Ma la Fiat, da quando Sergio Marchionne è operativo e fisso al comando, si occupa molto di automobili e poco di giornali. Per cui, largo a Della Valle e alla sua orchestra. Musica, maestro.

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