Schumi muove la mano: "Provano a svegliarlo"

Avrebbe anche sbattuto gli occhi, ma ci vorrà tempo. Gli esperti sul dopo: mesi per capire se si riprenderà

Schumi muove la mano: "Provano a svegliarlo"

nostro inviato a Jerez de La Frontiera

Mercoledì pioggia, nuvole e vento fottuto a tagliare umori e speranze qui nel mondo di re Schumi, qui nella vera casa di re Schumi, il paddock, qui a Jerez dove la F1 ha riacceso i motori per i primi test dell'anno. Troppo il lungo silenzio seguito all'incidente sulle nevi di Meribel, agli interventi, al coma indotto dopo gli interventi per salvargli la vita e curare gli ematomi al cervello causati dall'impatto mentre sciava. E troppi anche i dubbi e i misteri e il susseguirsi degli «sta bene», «non sta bene», «si sveglia», «non si sveglia». Un mistero nel mistero che ad un certo punto aveva fatto temere il peggio. Ieri, invece, qui nel mondo di cui è e resterà il re, ecco arrivare sole e caldo e cielo terso e come ad assecondare il clima ecco all'improvviso quelle poche e preziose righe da Grenoble. Righe finalmente firmate dalla famiglia Schumacher, righe che dicono «stiamo svegliando Michael». Di più. Secondo indiscrezioni Michael avrebbe addirittura sbattuto le palpebre, forse aperto gli occhi e in serata è girata anche la voce che avesse mosso una mano. È dunque successo qualcosa che può voler dire tutto, ma potrebbe anche sprofondare le speranze nel niente. Ci si domanda come il cervello di Michael reagirà: se sarà in grado di riprendere il controllo del corpo. Il fatto stesso però che la famiglia sia alla fine uscita allo scoperto – per chi ne conosce l'approccio con i media – offre un'ulteriore chiave di lettura. Può e dovrebbe significare infatti che i segnali di risveglio sono stati ben più incoraggianti di quel che si voglia far capire e che il processo annunciato come «iniziato da poco» sia invece ben più avanti di quanto ci vogliano far credere. Una chiave di lettura perfettamente in linea con il modo di pensare e agire del clan Schumacher.

È anche a questo che i tifosi e i fan di Schumi di tutto il mondo si stanno disperatamente attaccando in queste ore, sperando che la seconda battaglia appena cominciata per tornare a una vita normale sia più avanti di quel che tutti credono. Un sfida che dovrà dire ai medici, ai famigliari, a tutti noi se il suo cervello non ha subito troppi danni. Michael, nel terribile impatto di Meribel, ha infatti colpito le rocce con la parte destra della testa, ma il colpo di rimbalzo (il cervello è stato scosso violentemente verso sinistra) ha provocato emorragie diffuse ed ematomi soprattutto in quella parte. Ematomi su cui si è intervenuto operando proprio al centro del cervello e in profondità. Per cui ovvio che ora nel comunicato si legga «ci vorrà molto tempo… e non daremo ulteriori informazioni in futuro...». L'emisfero sinistro, va ricordato, governa i centri della parola e i movimenti della parte destra del corpo.

«In casi di questo genere la ripresa totale è quasi impossibile» avverte però il neurologo Eugenio Parati, direttore del dipartimento Neuroscienze cliniche dell'istituto Besta di Milano. «Bisognerà aspettare almeno tre mesi prima di avere un quadro attendibile sulle eventuali conseguenze e il processo può durare anche un anno». Ma Schumi è Schumi. Si può, si deve sperare.

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