Gli sconfitti ora gridano ai brogli: iniziato il riconteggio

Gli sconfitti ora gridano ai brogli: iniziato il riconteggio

Le primarie si vincono? Sono uno strumento bellissimo, democratico, il trionfo della partecipazione popolare. Le primarie si perdono? Sono «inquinate», irregolari, da annullare. Magari per ribaltare il risultato sgradito.
È un day after di veleni quello del dopo primarie a Palermo. La vittoria, di misura per neanche 100 voti di scarto, di Fabrizio Ferrandelli, Idv ribelle scomunicato dai dipietristi sostenuto da metà Pd - quella metà del partito che in Sicilia è alleata col Terzo Polo e con l’Mpa del governatore Raffaele Lombardo e che ora chiede le dimissioni del segretario siciliano di fede bersaniana, Giuseppe Lupo, - non va giù ai perdenti. Rita Borsellino in primo luogo, visto che ci ha messo la faccia. Ma anche il portavoce di Idv Leoluca Orlando, che aveva messo sotto tutela stretta la candidata ufficiale tanto da accompagnarla a tutti gli appuntamenti e da coniare lo slogan Borsellando. Giusto perché ai palermitani fosse chiaro: votare la Borsellino è come votare Orlando. E così, a 24 ore da un voto che comunque ha segnato uno spartiacque, visto che, invece della candidata ufficiale delle segreterie Pd, Idv e Sel, oltre 7mila voti se li è presi il «rottamatore» Davide Faraone (ieri al centro di un servizio di Striscia la notizia in cui è stata mostrata una cooperativa, a lui legata, che prima del voto offriva lavoro in cambio di sostegno alle primarie, il servizio, ha annunciato Idv, sarà inviato alla commissione di garanzia che ga i controlli), la proclamazione ufficiale del vincitore non c’è. Si deve contare, ricontare, verificare. Anche se, prima della fine delle votazioni, quando il successo della Borsellino sembrava scontato, era stato il comitato esecutivo del Pd siciliano a diramare un comunicato per escludere «qualsiasi tipo d’infiltrazione, soprattutto di tipo malavitoso»: «Le primarie a Palermo – recitava la nota – si stanno svolgendo regolarmente e se ci sono stati alcuni episodi dubbi sono assolutamente irrilevanti». Ora, invece, sarebbero stati rilevanti eccome. Tanto da congelare la proclamazione del risultato.
Sarà l’euforia per la vittoria, ma Ferrandelli non ne azzecca una. E non solo al test di «palermitanitudine» sostenuto la scorsa settimana a Un giorno da pecora, dove è scivolato pure sul numero di abitanti della città che vuole amministrare da sindaco (860mila, ha risposto lui, 655mila, gli ha fatto notare Francesca Fornario, ma lui pronto: «Io conto pure immigrati e clandestini»). «Non credo che Leoluca Orlando – ha dichiarato domenica notte il fresco eletto candidato sindaco – scenda in campo per denunciare presunti brogli». E invece chi, per primo, ha gridato «al broglio, al broglio»? Bravi, indovinato, proprio lui: «È molto grave quello che è successo a Palermo. Si tratta di primarie inquinate. Aspettiamo le verifiche», ha sentenziato Orlando in tv, a Raitre. E la Borsellino: «Le operazioni di scrutinio – ha detto annullando l’annunciata conferenza stampa – non sono state ancora completate e il comitato organizzatore dovrà anche valutare gravi problemi di natura procedurale che sono stati denunciati e messi a verbale in diversi seggi».
E dunque nella sede regionale del Pd a Palermo - disturbata ieri da un blitz dei No Tav, nell’ambito del quale è stato ferito a un dito il segretario palermitano del Pd – il conteggio è in corso. E ci vorranno giorni. Giorni in cui potrebbe maturare un ulteriore colpo di scena, che in rete molti fan già caldeggiano: la ri-discesa in campo di Orlando, che si era fatto da parte per la Borsellino. Non per gli altri candidati. E non per il suo ex pupillo Ferrandelli, che ha osato candidarsi nonostante il suo «no».

«Comunque vada noi sosteniamo e sosterremo Rita Borsellino», ha detto Orlando in un’intervista ad «Agorà». Ma il tam tam sul suo ritorno in campo è insistente. All’insegna del «tutto cambi perché nulla cambi» di gattopardiana memoria.

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