RomaI contributi Inail slittano di tre mesi. I tagli delle detrazioni fiscali finiscono nella legge delega. L'operazione sul rientro dei capitali prenderà corpo fra due settimane, quando sarà varato il pacchetto contro la criminalità.
Il Consiglio dei ministri approva un decreto che in realtà smista su altri provvedimenti l'efficacia delle norme. In compenso, decolla la procedura (lunga sei mesi) per la privatizzazione di Poste ed Enav. Un'operazione che svilupperà i propri effetti nei prossimi due anni.
Enrico Letta annuncia che il governo ha deciso di dare «una boccata d'ossigeno» alle imprese. E per «boccata d'ossigeno» si riferisce al rinvio del pagamento dei contributi Inail di tre mesi. Fra novanta giorni, però, si dovranno pagare ugualmente. Ma con uno sconto - dice il presidente del Consiglio - di un miliardo: 2 miliardi anziché tre. E aggiunge: «Mi auguro che con questa ritrovata liquidità le imprese possano avviare investimenti, visto il momento di reperimento di credito così faticoso». Com'era noto, poi, il previsto taglio delle detrazioni fiscali non scatterà subito. Ma solo quando entrerà in vigore la legge delega di riforma fiscale, all'esame del Parlamento. E il minor gettito verrà coperto dai proventi attesi dai risparmi di spesa derivanti dalla spending review.
Il piatto forte del Consiglio dei ministri, però, è il rientro dei capitali detenuti all'estero. E sul tema, in conferenza stampa emerge un distinguo fra Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni. Il presidente del Consiglio annuncia: i proventi dell'operazione saranno destinati «alla riduzione delle tasse sul lavoro». Pochi minuti dopo, il ministro dell'Economia, lo corregge. «I proventi - sottolinea - proprio per la loro natura di una tantum potranno essere destinati ai rimborsi della pubblica amministrazione e alcune spese per investimenti». Non certo - sembra dire il ministro - alla riduzione delle tasse sul lavoro; che, per loro natura, hanno carattere strutturale e non possono essere finanziate con misure una tantum.
Il governo è molto orgoglioso del provvedimento approvato. «Non è un condono, non è una sanatoria, e soprattutto non sarà anonimo», sottolineano Saccomanni e Letta. Nella sostanza, il provvedimento prevede che chiunque detenga illegalmente (cioè non li ha denunciati e non ci paga le tasse) capitali all'estero si deve autodenunciare. Deve pagare le tasse arretrate e le sanzioni amministrative previste. Quest'ultime, però, saranno scontate del 25% se si trattengono i capitali all'estero, e del 50% se vengono riportati in Italia o trasferiti in qualche Paese europeo in regola con le norme della trasparenza bancaria. E tutto alla luce del sole. «Senza anonimato», sottolinea più volte il premier.
E le eventuali conseguenze penali? La loro definizione arriverà tra due settimane con il pacchetto contro la criminalità. Le pene previste - annuncia Saccomanni - non saranno cancellate per chi ha seguito tutta la procedura, ma ridotte della metà. «Abbiamo dato il via libera all'operazione trasparenza rispetto ai capitali italiani all'estero», osserva Letta.
Il governo, in realtà, fa capire che non conviene più detenere capitali all'estero. «Rimarrebbero bloccati», spiega Letta. In quanto - argomenta - l'intesa con la Svizzera è vicina.
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