Posso capire un romanzo, un film che celebrino leroe negativo, il bandito, il rapinatore, costruendo intorno a queste figure ribelli, in lotta contro le regole della società, un alone romantico, misterioso e affascinante. Ma chi deve fare informazione sarebbe meglio che ci spiegasse come si sono svolti i fatti, senza dimenticare né le dinamiche né tutti i suoi protagonisti. Capisco anche che una donna rapinatrice possa solleticare la fantasia; se poi la delinquente è bionda e piacente, curiosità e immaginazione sono difficili da tenere a freno. Ma allora sarebbe più opportuno che il giornalista cogliesse nel fatto di cronaca unoccasione per scrivere un romanzo o, meglio ancora, fare un film.
In Puglia, il gestore di un distributore di benzina è stato rapinato una trentina di volte: alla trentunesima ha preso la pistola, regolarmente denunciata, e ha sparato un colpo che, deviato, ha ucciso il malvivente. Non ci vuole molto a capire che il gestore, avendo subito una caterva di rapine, non fosse proprio paziente e comprensivo verso chi lo stava derubando. Sarebbe stato interessante far conoscere il suo stato danimo dopo essersi beccato dieci anni di prigione con laccusa di omicidio volontario. Sè parlato invece del rapinatore, ma di lui neppure una riga.
Nelle Marche la bionda fuorilegge, armi in pugno, finisce ammazzata dalla reazione istintiva, immediata, del proprietario del negozio. Su di lei fiumi di parole incantate, su di lui qualche frase di commiserazione per il gesto brutale; racconti in stile avventuroso di situazioni drammatiche con lomissione, per convenienza narrativa, di molti aspetti dei fatti accaduti.
Eppure ai primi posti dei problemi che angosciano gli italiani, come ci spiega il recente rapporto del Censis, è la criminalità. Però, generalmente, il benpensante che la sa lunga tende a minimizzare il problema, sostenendo che la paura per la criminalità è qualcosa di costruito dalle nostre percezioni, che non corrisponderebbero assolutamente alla realtà: insomma, deformeremmo i fatti attraverso la soggettività delle percezioni invece di osservarli così come davvero accadono. Una tesi che è una bella ipocrisia per non guardare in faccia il fenomeno e poter affermare che è tutta una montatura politica.
Comunque, chi dovrebbe dirci come stanno le cose, al di là delle nostre percezioni soggettive? O noi stessi, una volta che si è avuta lesperienza di una rapina, oppure il cronista che ci racconta i fatti. Nel primo caso, fortunatamente, siamo ancora in molti a non essere stati depredati e a non avere la curiosità di provare come si stia con un pistola o un coltello puntati contro da un malvivente. Tuttavia, il cronista potrebbe provare a intervistare la vittima per farci sapere se le nostre percezioni della criminalità dilagante corrispondano o no allesperienza del rapinato che ha osato difendersi.
Nel secondo caso, il cronista, invece di avere nostalgia per il suo romanzo nel cassetto dovrebbe spiegarci come siano andati realmente i fatti, anche se a lui potrebbe sembrare più interessante raccontarci lepopea della bionda malavitosa. Ma non a noi.
Le reazioni della gente ai recenti crimini in Puglia e nelle Marche, ultimi di una lunga serie, hanno un denominatore comune, quello di giustificare laggredito che ha inteso difendersi, anche sparando. Un segno distintivo della società civile è la rinuncia delle persone a farsi giustizia da sé e la delega della protezione alle istituzioni dello Stato. Se la criminalità è crescente, e deboli sono la prevenzione e la repressione, è naturale che cresca colla paura la voglia di difendersi da soli, anche se il rischio è che ci scappi il morto.
Linformazione della realtà dei fatti, lattenzione nel documentare con precisione il modo in cui si sono svolti gli avvenimenti sono fondamentali affinché si possa prendere coscienza della verità delle situazioni, così da non enfatizzare lampiezza della criminalità o minimizzarla per convenienza politica. Dimenticare laggredito e romantizzare laggressore, povera vittima della società crudele, semplicemente perché è una donna coi capelli biondi, è cosa per metà demenziale e per metà da incoscienti.
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